È Natale, e i bambini andrebbero ascoltati

Questi sono i messaggi d’amore dei bambini. Speranze che chissà se saremo mai in grado di soddisfare. Sogni che sembrano così lontani, così impossibili. Sono figli di un animo puro, fiori appena sbocciati e incoscienti del temporale. Non conoscono l’odio, non conoscono la guerra, non sanno che l’uomo può uccidere, ferire, mortificare. I bambini sono così, ti strappano il cuore soltanto per una carezza, per vederti sorridere, per renderti felice. E lo sanno, eccome se lo sanno. Ti leggono dentro più di chiunque altro. I bambini sono creature innocenti, fatti d’amore, desideri, fantasie. Sono pietre preziose, rarissime, ma fragili come il cristallo, trasparenti come un pezzo di vetro. È così difficile proteggerli, vorremmo chiuderli in una scatola e non farli più uscire, perché là fuori è pieno di orrori, di errori, di dolore. Ma i bambini sono il nostro futuro. Un futuro bellissimo, forse l’unico che tutti possano vedere. Non ascoltiamo mai nessuno, la mamma che ci rimprovera, i professori che ci ammoniscono, i ricercatori che parlano, gli amici che ci consigliano, noi andiamo dritti per la nostra strada, e non ci rendiamo conto di quanto il mondo stia cambiando, di quante piante stiamo calpestando, di quante persone stiamo facendo cadere. Ma un bambino ti stringerebbe la manica della giacca, ti guarderebbe con quegli occhi grandi, e ti trascinerebbe con sè. Loro non sanno come funziona. Loro hanno in sè i valori delle fiabe, le poesie dei principi nei castelli e delle principesse con i bei vestiti. Ma riescono a portare in questo mondo tanta gioia. Un mondo che senza di loro sarebbe grigio, cupo, un mondo che soffre la fame, la sete, un mondo che ogni giorno combatte, e ogni giorno vede un ragazzo cadere, un padre perdere i propri figli, una donna venire trafitta da una pallottola. È un mondo sbagliato, un mondo che fa schifo. Ma i bambini riescono a vedere il buono in questo mondo. Sono le nostre stelle, la costellazione da cercare quando ci sentiamo persi, il motivo più importante per cambiare le cose. Ce lo fanno capire in tutti i modi, basterebbe solo ascoltarli. Loro che non desiderano solo giocattoli, loro ci chiedono la pace, un po’ di amore, la libertà. Capite? Gli occhi di un bambino vedono questo. Vedono un mondo in cui si litiga, in cui si teme il diverso, in cui si costruiscono muri anziché abbatterli. Poi nel parco vedi un gruppo di bambini che gioca: italiani, africani, cinesi, abili e disabili, vedenti e non vedenti, alti e bassi, magri e grassi, ricchi e poveri, costruiscono il proprio rifugio, condividono, comunicano, anche se non parlano la stessa lingua, anche se è più difficile, loro ci riescono. E noi sciocchi facciamo fatica a scambiare due parole. Non abbiamo mai tempo, non abbiamo voglia, tanto ci sono i cellulari, pensiamo. Non ci guardiamo più negli occhi, a mala pena ci cerchiamo, e se ci incrociamo per strada non ci vediamo, perché abbiamo lo sguardo puntato a terra. Non è triste, così? Da quanto tempo non osserviamo il cielo? Le nuvole? Le stelle di notte? Da quanto tempo non facciamo volare un palloncino? I bambini in fondo ci insegnano questo. E sembrerà poco, momenti inutili in una vita di impegni, ma a che serve correre sempre se poi perdiamo tutto questo per strada? Abbiamo rinunciato perfino ai loro sogni, a quella pace, quell’amore, quella libertà, che per noi sono diventati un’utopia. Ma i bambini ci credono ancora. E vorrebbero che anche noi ci credessimo. Ci preoccupiamo di comprare loro il giocattolo più costoso, il peluche più grande, il trenino più lungo, ma non riusciamo a capire che tutto questo, un giorno, verrà buttato in cantina, e resterà soltanto il ricordo dei momenti trascorsi insieme. Non dovremmo forse ascoltarli meglio? Guardateli. Guardate i loro occhi, guardate le loro manine quando si alzano verso il cielo, guardateli saltare nel prato, correre in un girotondo, spingersi l’altalena a vicenda, guardateli. E guardate i loro sorrisi quando si incontrano per strada, guardate come cercano di essere tutti amici, guardate come non hanno paura di una lingua diversa, di un colore della pelle più scuro, di una carrozzina con due ruote. È la magia dei bambini, e vi sto chiedendo solo di fermarvi, basta anche solo un minuto, fermatevi a guardarli. Non vi manca tutto questo? La pace, l’amore, la libertà? Non vorreste regalare loro un mondo migliore? Va bene, andate a comprare qualche giocattolo, un peluche, un trenino, ma almeno raccogliete da terra quei sogni perduti, non arrendetevi, perché le cose si possono sempre cambiare. Se non volete farlo per voi stessi, fatelo per loro. Nessuno vorrebbe vedere i propri figli crescere in mezzo all’odio.

[Il dolore nel leggere questa notizia è adesso più lieve, ma abbiamo tutti bisogno di un po’ di amore e di pace in più]

12 pensieri su “È Natale, e i bambini andrebbero ascoltati

  1. da ex ormai animatore dell’oratorio mi sono molto commosso ed emozionato alla lettura del tuo scritto, grazie Penny 🙂

  2. io che non amo il Natale mi chiedo ogni anno se quelli sono realmente i desideri dei bambini oppure sono quelli che gli adulti non hanno il coraggio di esprimere per se stessi perchè sanno che volendo veramente si potrebbe fare qualcosa per ottenerne almeno una parte di quei desideri con impegno e allora tramandano il mantra come delega delle proprie responsabilità ai bambini e a babbo natale..

    • È una bella domanda, me la sono posta anche io… che sia una sorta di eredità penso sia vero, e che manchi il coraggio di cambiare davvero le cose è abbastanza appurato.. se i bambini hanno più possibilità di essere ascoltati, allora forse qualcosa di buono, prima o poi, potrebbe uscire

      • vero, i bambini hanno maggiori possibilità di essere ascoltati ma poche possibilità che venga dato peso alle loro parole per più di quell’istante in cui hanno catturato la nostra attenzione… anche se forse nessuno più di loro ha quel potenziale…

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