Ma io mi chiedo: è necessario organizzare una festa ad ogni compleanno della nostra vita? È uno stress enorme, davvero. Sì, lo so che è un giorno importante, il giorno della mia nascita, il giorno della vita, e via discorrendo. Ma qualche ignobile massa di persone lo ha trasformato in un rito diabolico, in cui la gente organizza feste per duecento invitati, con bancali pieni di alcolici, tavolate di cibo a buffet, una torta di pasticceria a sette piani, un Dj a disposizione, vestiti da matrimonio e ceroni di trucco in faccia. Io ripudio tutto questo. Non sono mai stata capace di trovare più di dieci amici, ho sempre offerto cene o una serata tranquilla al pub, davanti ad una birra, vestita con i jeans più comodi e con un filo di matita nera sugli occhi. Fine. E ogni volta mi sale l’ansia per almeno due settimane, perché – chi invito? Dove? Quando? A fare cosa? Come mi vesto? Cosa dirò? CHE ANSIA. Fosse per me ordinerei tre pizze a casa con quelle tre amiche speciali che so di avere. Ma agli altri risulterebbe strano. Una volta definiti (a fatica) gli invitati, tocca mandare comunicazione formale per via telematica, altresì chiamato messaggio di invito. E sforzati di mettere insieme le informazioni, data, ora e luogo dell’evento, impegnati a non scrivere un tema di trenta righe, inserisci qualche faccina sorridente alla fine, è un lavoro titanico. A ciò si aggiunge il fatto che ho per lo più amici sparsi, che tra loro o non si conoscono o non si sopportano, lascio a voi immaginare la difficoltà nel comporre un tavolo per una cena. Per sicurezza andrebbero servite le posate di plastica. In più abitano ai poli opposti della città, proprio nord, est, sud e ovest, e mi devo scervellare per riuscire a trovare un pub raggiungibile, servito dagli autobus ma con dei parcheggi per le auto vicini, insomma: se andiamo su Marte forse facciamo prima. Comunque, più si avvicina il giorno del compleanno più incombe la domanda fatidica: che regalo vorresti? Arriva da più fronti, dalla migliore amica, da mio padre, da mia madre, dagli zii… NON LO SO, VA BENE?! Potrei anche sforzarmi di pensarci, ma la verità è che non sopporto i regali a richiesta. Non sopporto farli e non sopporto riceverli. Voglio dire, hai un cervello funzionante, hai trascorso con me almeno ventiquattr’ore della tua vita, sei in grado di elaborare un’idea in un arco di tempo lungo un mese, posso anche tollerare che tu vada a cercare su internet qualche idea, ma ti prego, non venire a chiedere a me. Né con fare disinteressato né con una faccia da disperato. No, no e NO. Piuttosto preferisco che tu non mi regali niente. Mi basta un biglietto con la tua firma e gli auguri. Per mia fortuna ho una migliore amica che non si aspetta alcun suggerimento da me, e probabilmente si è già rassegnata un paio di compleanni fa. Solitamente le idee sono sue, e gli invitati contribuiscono in soldoni. Diverso è il caso dei vari parenti in crisi esistenziale, primo tra tutti mio padre. Lui comincia circa due mesi prima, una sera se ne esce da nulla con: hai qualche desiderio?, e lì capisco che il dramma sta per cominciare. Il problema è lui non demorde. Ultimamente ho stretto una tacita alleanza con mia madre per dirigere l’opera di acquisto del regalo: lei mi fornisce informazioni, io le fornisco le foto di quello che mi potrebbe piacere. Da quando collaboriamo sono riuscita a evitare di ricevere giacche da soldato di due taglie più grandi, scarpe uguali a quelle appena comprate, borse da Mary Poppins colorate, carte regalo di negozi di cui non prenderei neanche un volantino, oggetti per la camera che finiscono sommersi di polvere. Va beh, avete capito. L’unica mia certezza, che replico puntualmente ad ogni compleanno, è il desiderio di una carta regalo della Feltrinelli, per fare shopping di libri.
Ma tirando un po’ le somme di questo sfogo ironicamente disperato, ogni anno cerco di rimandare il più possibile ogni incombenza, conto i giorni che mancano sperando che aumentino, faccio liste che poi straccio e butto nel cestino, consulto i siti di tutti i pub dei dintorni scartandoli uno ad uno, e mi ritrovo a pochi giorni dal mio compleanno in piena crisi. Invito un paio di persone, senza preoccuparmi di chi non sopporta chi, scelgo un pub a caso tra i soliti tre che conosco, prenoto non senza difficoltà, perché detesto parlare al telefono, e aspetto ‘sto compleanno. Che sarà mai? In fondo per me è un’ansia, sì, ma è anche piacevole. Quando finalmente arriva, quando non posso più tornare indietro, quando non posso nascondermi sotto al letto e non farmi trovare, il compleanno mi regala sempre dei ricordi bellissimi. E’ che devo viverlo, per capirlo. Deve prendermi a schiaffi in faccia per farmi guardare attorno, e notare quelle persone che sono lì per me. E chi se ne frega dei regali, io conservo i biglietti, i pensierini scritti su carta, il fiocco che chiudeva il pacchetto, qualche foto, e i ricordi. Odio e amo il compleanno. Sì, è possibile. Del resto è un sentimento che mi perseguita sin da piccola, quando non volevo soffiare sulle candeline e gli amici lo facevano al posto mio. (forse per proteggere la torta dalla cera, ma tant’è).
A volte penso che se qualcuno mi organizzasse una festa a sorpresa risolverei tutti i miei problemi.
Quando ero in procinto di festeggiare il mio diciottesimo anno ero in fibrillazione. Eccitata ed emozionata per il solo fatto che quel giorno sarebbe stato solo mio e di nessun altro. Ho preparato tutto nei minimi dettagli, persino musiche e filmini, bomboniere (fatte da me) e confetti. E’ stato un bel giorno, per la prima volta un ragazzo mi ha regalato dei fiori, però a distanza di 13 anni mi pento amaramente di averlo festeggiato.
1. Di tutti quegli amici non me ne è rimasto neanche uno. Ok che mi sono allontanata però eccheccacchio, manco loro hanno fatto chissà cosa per non farmi allontanare.
2. Avrei preferito il viaggio all’estero con la scuola anziché spendere soldi alla festa. Ho rinunciato all’ultimo mio momento di spensieratezza da liceale per una stupida serata dove speravo di rimorchiare il mio migliore amico ma lui… aveva rimorchiato la mia compagna di classe.
Tornassi indietro…
Io ho fatto la scelta opposta ma credimi non sei l’unica che ha organizzato delle super feste, a 18 anni ci si fa prendere dall’entusiasmo :))
Quella delle posate di plastica me la segno che non si sa mai…
Un po’ mi ritrovo in quello che hai scritto ma con meno stress per le aspettative altrui, sicuramente concordo sulla bagarre dei regali. Al netto dell’ansia da prestazione vedrai che ne vale la pena, FESTA è una parola alla quale i neuroni reagiscono sempre positivamente!
Beh allora la parola festa sarà presente in tutti i messaggi di invito hahaha! Ma concordo che alla fin fine ne vale la pena :))
Non me lo dire…
Su su Pennyna che riuscirai anche stavolta 😁
Sembra di sì 😄
Io ho organizzato la festa dei 18 anni, e poi quella dei 50 (quest’anno), ben 32 anni dopo.
🙂
Beh i traguardi della vita, però almeno avrai trascorso gli altri con chi più volevi 🙂
La festa a sorpresa non è male… 😀
Eh, vero? Solo che qualcuno la deve organizzare, non posso farmi la sorpresa da sola 😅
😂
Penny against the World! 😃😃💘
Anche io adoro le feste a sorpresa! E comunque goditi questo periodo….tra qualche anno festeggerai ogni dieci!
Mamma mia come vola 😆
Io Preferisco festeggiare in famiglia e con poche amiche.
Odierei però una festa a sorpresa, mi sentirei a disagio!
Comunque penso che la scelta migliore sia sempre fare quello che si desidera. 🙂
Giustissima conclusione! La festa in famiglia poi c’è sempre :))
Ah! I gruppi wazzap per i compleanni!
Trappole mortali 😂
Ma la festa deve essere ‘na gioia non uno stress! 😀
Eh ma poi lo diventa, una volta smaltito lo stress 😆