“Bisognerebbe lottare sempre. Non solo per conquistarle, le persone, ma ogni giorno, per non lasciarle andare via”
(Roberto Pellico)
Bisognerebbe poter vedere sempre la fine di ogni strada, per scorgere quale sia quella più giusta, quella meno dolorosa, quella piana e tranquilla che percorrono anche i bambini, ma forse tutto questo non porterebbe da nessuna parte. Perchè i veri tesori sono sulle vette delle montagne. E allora bisognerebbe non arrendersi ai sassi, alle salite, alle strade impervie che sembrano non finire mai. Bisogna lottare per giungere fino in cima, raccogliere le forze, la determinazione nascosta dietro bellissimi panorami, dietro persone che corrono davanti a noi senza quasi respirare, dietro il pensiero che abbiamo già fatto tanto, ma si può sempre fare di più. Bisognerebbe avere il coraggio di credere nel per sempre, quello delle fiabe, quello che dicono non esista, bisognerebbe volerlo, e fare di tutto per ottenerlo, un tempo infinito e circoscritto che soltanto nella fantasia può nascere. Se solo non fossimo troppo spesso così orgogliosi, così muti davanti ai nostri sbagli, fieri di essere così precari, se avessimo il coraggio di ammettere che le emozioni possono distruggere, forse sarebbe tutto più facile. Ma sembra quasi che il cuore di pietra vada di moda, e diviene tutto scontato, come se le persone fossero legate sempre indissolubilmente a chi le raccoglie per strada, come se non ci fosse possibilità di uscita. Ma dovremmo ricordare più spesso a noi stessi e agli altri l’importanza di avere qualcuno accanto.
“Ho imparato che la gente si dimentica di quello che hai detto, si dimentica di quello che hai fatto, ma non si dimentica mai di come l’hai fatta sentire”
(Maya Angelou)
Ed è la cosa più difficile, perché a fatti e a parole tutti sanno dissimulare, ma le corde dell’anima bisogna saperle suonare. C’è una melodia, una poesia da declamare, che racconta di un rapporto importante, a nessun altro tranne che a lei, a quella persona. Sono carezze speciali, quelle che servono, carezze che scivolano nel profondo, che scavalcano ogni muro, ogni barriera di pudore, carezze che necessitano di silenzio e pace, quasi una magia. Non ci si dimentica di questi momenti beati, trascorsi nel calore di un viaggio immaginario, non ci si dimentica di quel senso di abbandono che ci pervade quando sentiamo di essere esattamente nel posto giusto, con la persona giusta. Non ci si dimentica di chi ha stretto forte il nostro cuore per farlo gridare, sputare ogni rospo, e domandare soccorso al suo stesso assalitore perché è il solo in grado di fermare l’emorragia. La gente non si dimentica di chi ha scavato per far emergere la verità, da un oceano di emozioni contrastanti che affollano la mente umana. E magari c’è chi non ne è stato capace, perché non è semplice. Bisogna capirsi. Bisogna costruire qualcosa, un legame forte, irriducibile, combattivo, un legame che possa sopportare il peso dell’altro, e lo accolga tra le braccia di un futuro ignoto, che minaccia di essere bellissimo.
“Il successo dei rapporti interpersonali dipende dalla capacità di vedere le cose dal punto di vista altrui”
(Dale Carnagie)
È una questione di sguardi, di prospettiva che rotea sul mondo, senza trovare pace. Ma quando dico che bisogna capirsi, parlo di questo. È un gioco di immagini e di opinioni, di interpretazioni diverse, come di un processo storico, della vita d’ogni giorno. Un caleidoscopio di vedute, è il mondo. Bisogna saper mettere a fuoco quelle giuste, guardare oltre il proprio unico orizzonte, riuscire ad afferrare le categorie della mente dell’altra persona, incastrare il proprio corpo in quella culla interiore all’inizio così poco accogliente, e lasciarsi illuminare dai pensieri diversi che si combattono. Bisognerebbe indossare i panni degli altri, e provare sulla propria pelle le esperienze degli altri, perché si cresce a bastonate e nuove partenze, si cresce a cicatrici e tatuaggi d’inchiostro nero, ciascuno con la propria storia, le proprie tentazioni, i propri ideali, uno sguardo modellato sui propri anni. Non siamo uguali, eppure siamo compatibili. Sarà perché non tutti riescono a capirci. Non è facile indagare le cause della psiche, forse bisognerebbe semplicemente riconoscere che non ne siamo capaci, non con tutti, perché a volte si è troppo diversi per poter trovare spazio nell’altro, e l’altro in noi. Forse basterebbe allontanarsi di qualche passo e accettare di rimanere così, buoni amici senza conoscersi fino in fondo.
“Quando con certe persone si è fatto il possibile per conquistarle, se la cosa non riesce, c’è ancora una risorsa: non far più nulla”
(Jean de La Bruyère)
Si rischia solo di rovinare un piccolo tesoro chiuso, che forse ancora deve imparare a schiudersi, a lasciar entrare chi lo domanda con il cuore, ma non è sempre una colpa, sempre una condanna, perché a volte si ha paura, ma non si riesce a spiegarne il motivo. Ci vuole tempo, ci vuole impegno, nessuna arresa è mai definitiva come un’ultima parola, perché il domani potrebbe portare con sè una nuova porta aperta, e scrivere una nuova storia. La sola cosa che davvero importa, forse, è la pace. Perchè le persone sono come pezzi di un puzzle, non possono essere sistemate a caso, non sono compatibili con chiunque, hanno la loro forma, il proprio margine di adattamento, ma non si piegano e non si spezzano ad alcun tentativo di prevaricazione, non lasciano nessuno squarciare lo scudo di dignità costruito con gli anni, e se necessario possono ferire, anche involontariamente, quando prende il posto lo spirito istintivo e irrazionale. Ma perché arrivare a questo?
“Litigate quanto volete, fate volare i piatti, ma mai terminare una giornata senza fare la pace”
(Papa Francesco)
Dalle lotte si impara, dal sangue versato, dagli errori commessi. E forse il difficile di una battaglia è saperla controllare, stringere tra le mani il suo destino e scrivere il finale prima che diventi una tragedia, il difficile è porsi un freno, un limite oltre il quale sarebbe tutto sbagliato. La pace richiede coraggio, umiltà, la capacità di riconoscere che la responsabilità è sempre un poco di tutti i combattenti. Ma la pace è il momento più alto e vertiginoso della crescita umana, perché in un balzo si raggiunge la vetta della montagna, e da lassù non resta che ammirare i terreni devastati, e quelli ancora da esplorare. E si scopre magari qualche casupola ancora intatta, un portone nuovo a cui bussare, e magari un nuovo rapporto da instaurare. Una nuova storia da scrivere.
[Post scritto nel 2016]
Bello. Molto bello. Lucido, razionale, forse a tratti un po’ cinico. Ma è così, condivido la tua visione e i tuoi dubbi riguardo l’orgoglio umano.
Brava Penny!
Grazie mille! :))
Ho fatto molti errori nei rapporti interpersonali, ma è pur vero che moltissimi hanno fatto gli stessi errori nei miei confronti.
E credo di essere a credito.
Ed ammetto di avere perso la voglia di “riallacciare” i rapporti, perché ad un certo punto della vita volti pagina e prosegui la lettura.