Parliamo di talent show: Io Canto e Ti lascio una canzone

Si può dire che siano stati un po’ i pionieri dei talent show rivolti ai più piccoli. Nel 2008 andava in onda la prima edizione di X factor, l’ottava edizione di Amici di Maria De Filippi, e contemporaneamente debuttava sullo schermo Ti lascio una canzone, nato da un’idea di Roberto Cenci e condotto da Antonella Clerici. Era un programma leggero, che ha portato ragazzi o addirittura bambini ad interpretare brani importanti della storia della musica. Idea criticabile o meno, nel 2008 avevo dieci anni e grazie a questo tipo di intrattenimento ho conosciuto canzoni che sono ancora pilastri portanti del mondo della musica. E’ stato probabilmente un merito l’aver avuto il coraggio di affidare dei capolavori a degli adolescenti, diretti da un’orchestra e portati in televisione davanti a tutti gli italiani, ma è stato anche un azzardo, perché poteva esistere il rischio concreto di illuderli, esporli all’attenzione del pubblico e poi dimenticarli. Nella realtà, in quasi tutti i casi è stato solo un momento di celebrità innocua, e sono pochi quelli che hanno continuato a coltivare la passione del canto. Vi cito un solo caso: il Volo. I tre tenori avevano quindici anni quando hanno partecipato al programma, e con dedizione, studio e lavoro sono riusciti a costruirsi una carriera solida tutti insieme, raggiungendo un mercato internazionale che tanti artisti navigati ancora sognano. Ma eccezione a parte, gli altri hanno dovuto provare altre strade. Veronica Liberati ha provato ad entrare ad Amici, ma ora canta ai matrimoni nella sua regione. Alberto Urso, altro cantante lirico che all’epoca aveva dodici anni, è un concorrente di Amici nell’edizione in corso. Angela e Marianna Fontana si sono buttate nel cinema. Michele Perniola ha partecipato ad Amici, ma non è bastato a permettergli di emergere. Emanuele Bertelli è stato selezionato ad X factor, arrivando fino alla seconda puntata dei live show. Andrea Faustini ha preso parte a X factor UK. Insomma, altri talent show, altri mondi. Va detto che le polemiche non sono mancate anche in un programma dedicato ai più piccoli, e credo sia stato eclatante il caso di Giovanna Ferrara, sedici anni all’epoca dei fatti. I risultati del televoto riuscivano sempre e comunque a premiare la giovane, ma un arresto pochi mesi dopo ha rivelato che il padre, Domenico Ferrara, era a capo del clan Ferrara-Cacciapuoti, attivo presso Napoli, e aveva sfruttato la sua posizione criminale per costringere gli abitanti di Villaricca a votare per la figlia, distribuendo ben trecento cellulari in tutta l’area. Uno scandalo non da poco, visto che Giovanna rischiò di vincere il programma, alla sua prima edizione e sicuramente al centro dell’attenzione degli occhi più critici. Nel corso degli anni Ti lascio una canzone ha poi introdotto una giuria sul modello di X factor, dietro ad un tavolo posizionato davanti al palco, e si può dire che la scelta sia stata abbastanza discutibile, perché vedere bambini al di sotto dei dieci anni atteggiarsi da artisti affermati ed essere giudicati come tali è fuori da ogni schema. Perché poi un bambino prende e assorbe tutto, ma non si può veramente valutare una voce bianca a confronto con dei ragazzi più maturi. Davanti all’emergere di nuovi talent show, Ti lascio una canzone ha perso il suo pubblico, gli affezionati sono cresciuti, il ricambio generazionale è avvenuto e la sua storia è giunta al termine.

A far concorrenza ad Antonella Clerici, Mediaset ha scelto Gerry Scotti per condurre un programma fotocopia di Ti lascio una canzone, con la sola differenza che al vincitore veniva proposto uno stage presso la New York Film Academy. La terza edizione ha deciso di adeguarsi alle mode televisive e strutturarsi a squadre, prendendo a modello i due talent show di riferimento, Amici e X factor. Che fine hanno fatto concorrenti e vincitori? Cristian Imparato, il ragazzo bruttino e con gli occhiali che con la voce rompeva i vetri, ha cambiato timbro dopo la sua vittoria portandolo a rinunciare al canto, e si è dato alla chirurgia estetica per migliorare il suo aspetto. Alessandro Casillo, il bel quattordicenne con i capelli davanti alla faccia, membro di una boyband nata e morta nel programma, ha vinto Sanremo giovani nel 2012, ma ciò non è bastato a garantirgli una carriera musicale. Dopo aver tentato la strada del lavoro come idraulico, è riuscito ad entrare ad Amici ed ha pubblicato un nuovo singolo dopo anni. Luna Melis, pur sedicenne, ha partecipato ad X factor nella dodicesima edizione classificandosi terza, e aprendosi così le porte di una possibile carriera. Innegabile che il talento possa essere nato anche qui, all’interno di programmi studiati per i ragazzini, forme primordiali dei talent show già affermati, attraenti proprio perché nuovi, con ospiti e giurie d’eccezione su cui entrambi hanno deciso di puntare. Ma anche Io canto ha avuto vita breve, subendo anche le accuse da parte della Difesa dei diritti dei minori e quelle di plagio nei confronti della Rai.

Che cosa ha imparato la televisione da questi fallimenti? Che a sedici anni non si ha la minima idea di quello che il proprio futuro potrebbe riservare, o delle possibilità realmente percorribili in ambito musicale. Non è bastato partecipare ad un programma musicale, con un alto numero di spettatori, per dare inizio ad una reale carriera da cantante. Il più delle volte non basta nemmeno partecipare a tutti i talent show in circolazione, un anno dopo l’altro, perché spesso ci vuole anche il colpo di fortuna, la casa discografica che investa su di te, il pubblico che ti voti in massa, il meccanismo di messa in onda che sappia valorizzarti. Ci vuole determinazione, ma spesso non basta nemmeno quella. Di tutti quei bambini che su quel palco canticchiavano, sono davvero pochi coloro che hanno continuato ad inseguire il sogno. Era puro intrattenimento, nonostante il televoto e le giurie, era un modo di trascorrere una serata ricordando la grande musica del passato e apprezzando le giacchette dei ragazzini con il papillon. Non c’è mai stata la pretesa di fare di loro delle promesse del canto, non sono mai stati illusi di essere future stelle internazionali, nessuno ha mai pensato realmente che da questi programmi potessero nascere dei cantanti veri. Chi partecipava lo faceva per divertimento, per fare esperienza, perché un giorno quei momenti sarebbero potuti essere utili, o solo un bel rifugio nei ricordi. Forse non si può nemmeno parlare di talent show in senso stretto, perché le voci bianche sono spesso affascinanti, dolci, tenere, ma l’età e la crescita le distruggono, facendo spazio quasi a nuove corde vocali. Io canto e Ti lascio una canzone sono soltanto dei lontani ricordi, delle serate trascorse sul divano con i miei genitori a commentare la musica così. E’ un qualcosa che io ho avuto, e che i ragazzini di oggi non avranno.

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