Parliamo di talent show: X factor

La storia del talent di Sky è più breve ma forse più intensa di quella di Amici. Esiste un X factor in tanti paesi, e l’Italia non è certo da meno. La sua prima apparizione risale al 2008, con Morgan, Mara Maionchi e Simona Ventura al banco dei giudici, gli Aram Quartet vincitori del programma e una giovane Giusy Ferreri al secondo posto. Passata sotto silenzio la seconda edizione, il terzo anno di vita vede Marco Mengoni trionfare, e fino ad oggi rimane uno dei simboli del talento uscito da X factor, un rappresentante della carriera che un bravo cantante può costruirsi, arrivando perfino in Spagna ad esportare la propria musica. Marco Mengoni è il prodotto più commerciale ma al tempo stesso di qualità che sono riusciti a far emergere: più avanti sarà quello stesso Mengoni a vincere il festival di Sanremo. Come un gioco di alternanza, il vincitore dell’edizione successiva scompare dalla scena musicale, e l’anno dopo Francesca Michielin conquista il primo posto, ad appena sedici anni di età. Chiunque avrebbe scommesso su un suo fallimento, io credo che nessuno avrebbe mai immaginato per lei una carriera da cantante, perché un talent show ti dà una visibilità enorme e tutta insieme, ma poi devi essere bravo a gestirla, sfruttarla, non esserne schiacciato. A sedici anni non è cosa da poco, eppure oggi è una brava cantante, piacevole da ascoltare in auto quando passa in radio, priva di qualunque cosa che potrebbe far parlare o porla al centro dell’attenzione. Ha fatto la sua strada, è stata probabilmente aiutata dai due duetti con Fedez, “Cigno nero” e “Magnifico”, ma una volta svezzata ha proseguito da sola, com’era giusto che fosse. La sesta edizione è stata priva di talenti particolari, tant’è che in finale le esibizioni furono di una scarsità clamorosa. Vinse Chiara Galiazzo, e aveva tutte le carte in regola per poter compiere la stessa scalata della Michielin. La differenza sta forse nel carattere, Chiara non ha retto la pressione di quel momento di gloria, si è fermata e ci ha pensato, si è presa quel tempo necessario per fare un buon lavoro, ma qualcuno del pubblico non l’ha perdonata. Oggi arranca e rimane nell’ombra, ma possiamo inserirla tra i nomi di coloro che in qualche modo ce l’hanno fatta. Una crisi simile e forse addirittura più profonda l’ha vissuta anche un altro vincitore, Michele Bravi: è stato letteralmente travolto dalla fama, dalle case discografiche che avrebbero voluto un suo album, dagli artisti che pretendevano di duettare con lui, ma aveva soltanto vent’anni ed era in cerca di un’identità artistica che nel caos non è riuscito a trovare. È sparito dalla scena musicale rifugiandosi in un canale su Youtube, ed è ritornato a cantare soltanto più tardi, riuscendo a farsi apprezzare come se avesse appena vinto il talent show. L’ottava edizione ha fatto vincere Lorenzo Fragola, un altro bel faccino da hit estiva che ha sprecato il suo talento, riducendosi a cantante da sottofondo nei bar. È un peccato, perché aveva le potenzialità per arrivare a tutti, ma è stato forse gestito male, o gestito solo per guadagnare, e questo lo ha relegato ad una fetta di pubblico troppo limitata. Per due anni consecutivi i vincitori sono stati un buco nell’acqua, addirittura peggiore dei secondi e terzi classificati: i Soul system ricordavano un po’ una band di stampo americano, nei sobborghi di New Orleans, e probabilmente hanno pagato caro la mancanza di una reale identità artistica, mentre Giosada non credo abbia mai avuto reali possibilità di affermarsi. È stato quest’ultimo a battere in finale gli Urban Strangers, il duo di ragazzi tra i più innovativi dell’edizione, ma l’aver mandato in onda in chiaro l’ultima puntata ha penalizzato chi ha osato portare un genere poco d’impatto. La stessa cosa è accaduta nel 2017, quando il cantante pop-lirico Lorenzo Licitra vinse contro i Maneskin allo scontro finale, favoritissimi dalle prime audizioni e sicuramente il prodotto più funzionante e già pronto a una carriera. Ma in questo caso è stata fatta giustizia, perché la band ha pubblicato un album e organizzato un tour europeo di tutto rispetto, senza nemmeno la fretta di cavalcare l’onda del successo. Lorenzo Licitra forse lavora, forse no, in pochi lo sanno. Terzo classificato arrivò un nome già noto al pubblico dei talent show: Enrico Nigiotti, vecchia conoscenza della Maionchi e di Amici di Maria De Filippi, maturato anagraficamente e artisticamente, molto poco commerciale e più simile ad un cantautore con la sua sola chitarra. E questa volta è riuscito ad emergere, a concorrere a Sanremo, duettare con Gianna Nannini, a mio modesto giudizio meritatamente. La dodicesima edizione è stata forse una delle più discusse, a metà della gara è stata eliminata Sherol Dos Santos, voce degna di interpretare brani importanti di Whitney Houston e Beyonce, ma giudicata sempre troppo classica e antica. Questa edizione è stata vinta da Anastasio, come lo definiamo?, un rapper cantautore, con delle capacità di scrittura sicuramente superiori alle sue doti canore, un po’ ribelle, anticonformista, critico del mondo e del sistema. Un personaggio d’impatto anche televisivo, con la faccia perennemente innocente e ignara degli eventi attorno a sé. Seconda classificata è stata la sosia al femminile di Lorenzo Licitra, con la differenza che se fosse stata gestita meglio avrebbe potuto fare carriera: lo studio le ha donato una voce incredibile, una tecnica impeccabile e la capacità di spaziare dal rap ai brani melodici senza fatica. Un’occasione mancata, e dispiace perché tutti hanno capito che probabilmente anche una sua vittoria non le avrebbe regalato una carriera.

X factor è spettacolo, scenografie teatrali, luci, costumi, punta tutto sulle poche ore di programma tramsesso in diretta da Sky, non sulle riprese dei concorrenti e non sulle dinamiche tra i giudici. L’ultima parola ce l’ha quasi sempre il televoto da casa, e forse questo è uno dei meriti principali del talent, perché il pubblico stesso ha sempre portato in finale gli artisti più amati, dando loro la certezza di avere qualcuno a cui rivolgersi. Poi la trasmissione della finale in chiaro ha più volte stravolto le carte in tavola, perché nonostante X factor duri solo pochi mesi, chi segue otto live show impara a conoscere i concorrenti nei loro generi, ma chi si trova davanti un rock o un rap in inglese fa più fatica a digerire l’esibizione. C’è da aggiungere che i brani assegnati ai concorrenti sono scelti dai loro giudici, con le dovute conseguenze che questo comporta: una macchina da soldi come Fedez può puntare al commerciale, un artista eccentrico come Morgan o come Manuel Agnelli può provare a sperimentare, nel bene e nel male. Certo è che al tavolo dei giurati sono stati chiamati anche grandi nomi internazionali come Skin o Mika, affiancati da cadute di stile come Victoria Cabello o Simona Ventura, e le performance del giovedì sera hanno risentito tanto di questo gap musicale. Spezzata questa lancia a favore del talent, una nota dolente credo stia proprio negli inediti che di anno in anno sono stati proposti. Sono scarsi, questo è il problema. Chi non scrive i propri brani è costretto spesso a cantare degli orrori, lontani dai propri stili, banali nelle parole, arrangiati malissimo, ma infarciti dei nomi di grandi autori che fanno domandare a cosa stessero pensando durante la composizione. La sola possibilità che hanno i dodici concorrenti di X factor per farsi conoscere è l’inedito. I Maneskin e Anastasio hanno vinto il disco d’oro con i propri inediti quando erano ancora in finale, eppure erano i soli ad averli già scritti dalla prima audizione. Complice il poco tempo a disposizione, i grandi investimenti per chiamare ospiti sul palco ogni settimana, l’attenzione al dettaglio di ogni scenografia, gli inediti passano in secondo o terzo piano fino alla loro pubblicazione. E falliscono. Chi non ha una chiara identità artistica si perde, chi non ha qualcosa di pronto viene penalizzato. Forse in un certo senso è giusto, perché in quel primo ed unico inedito il pubblico capisce chi ha davanti e quale musica può offrire. Ma al tempo stesso X factor non è una casa discografica, non guarda al futuro ma al presente, ai mesi autunnali in cui lo spettacolo va in onda e macina ascolti, non si interessa di immettere nel mondo musicale tanti artisti, gliene basta uno o a volte nessuno, perché sopravvive ugualmente. Ci è riuscito spesso, ed è un ottimo merito. Ma forse sarà difficile andare avanti all’infinito in questo modo.

Per altri post come questo visita https://ilmondodellamusica399057694.wordpress.com/

7 pensieri su “Parliamo di talent show: X factor

  1. Ho visto quasi tutte le edizioni. Spesso i giudici incapaci come Levante o Arisa hanno ammazzato i concorrenti con scelte sbagliate. Per me i migliori sono stati Morgan e Manuel Agnelli. Per il mio gusto X factor dovrebbe dare meno importanza alle coreografie che, talvolta, distolgono troppo l’attenzione dal cantante di turno. Ho sentito voci veramente straordinarie che sono scomparse nel nulla, mentre non avrei dato un cent. per gente come Lorenzo Fragola, loffio dall’inizio alla fine. I gruppi, tranne Maneskin, non hanno mai avuto fortuna a X Factor.

    • Come ho letto nel post, lo scopo del talent è scovare qualcuno che spacchi subito, non quello di fare emergere un talento capace di durare. Sarà il tempo a dire chi è stato bravo e fortunato. Comunque i talent li ho seguiti solo i primi anni poi mi hanno stufato. Amici, mai visto… detesto mediaset, ma questo è un altro film.

    • Concordo su tutto quello che hai scritto, tutto tutto. Morgan ha ricevuto critiche per i suoi comportamenti non tanto televisivi ma a livello di cultura musicale era eccellente.. Agnelli stessa cosa, era solo difficile capirli da fuori, ma hanno sicuramente fatto il bene dei loro concorrenti. Non mi è dispiaciuto nemmeno Fedez, avevo aspettative veramente basse e invece ha sorpreso in positivo.. le voci straordinarie non accompagnate da un’identità chiara non riescono ad emergere, non in così poco tempo e questo è uno dei problemi.. i Maneskin avevano già carattere e stile, per loro è stato un trampolino di lancio

  2. Ho smesso di seguirlo e la parte che mi è sempre piaciuta di più è quella delle selezioni. Mi sono sempre fatta un sacco di risate 🤣
    Interessante vedere quanto il successo sia una meteora a volte

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