“Potrai avere tutte le ricchezze materiali di questo mondo, ma se non hai amore nel cuore, resterai sempre povero”
(Massimo Troisi)
Perché i soldi non fanno la felicità. Non v’è frase più banale da scrivere su di un blog, un tatuaggio del sentito dire, un manifesto di chi si fa portavoce della semplicità. Ma i soldi servono. E’ la vita, il mondo, i meccanismi universali, pietosi e incomprensibili che lo governano. Eppure quante volte i soldi rendono tristi, soli, superficiali, dannatamente preoccupati, costretti nella dimensione egoistica di chi si affanna per spendere ma mai per risparmiare. Quante ville di marmo, con gli affreschi seicenteschi sulle pareti, quanti castelli, pur con le finestre chiuse, lasciano scorrere soltanto aliti di vento gelido. In quanti vivono in trenta stanze, senza ricordare un solo tappeto? E’ che se navighi nell’oro, dimentichi ogni altro colore, ti lasci sommergere dalle ondate fredde come le monete, e non reagisci a chi vedi allontanarsi a capo chino sulla riva, perché l’eccesso ti cattura. E’ la voglia di esuberanza, e di possibilità. Ma troppe volte il denaro finisce per ferire, per distruggere, per negare vecchi ricordi in nome dell’individualismo esasperato, dell’aristocratica solitudine, dell’ammaliante apparenza. E della ricchezza, l’uomo non ne conosce la vera definizione. Chiama ricco il miliardario, povera la mamma che la sera dorme abbracciata ai suoi due figli in una stanza, su di un vecchio materasso, ma l’occhio pigro non riconosce la tristezza nascosta di chi possiede mille rose, ma nessuna donna a cui donarle. L’attaccamento ai soldi causa incurabili ferite che bruceranno all’infinito, e comportamenti innaturali che distruggono la dignità umana. Convertirsi e idolatrare il Dio Denaro, cancella tutto, qualsiasi storia, qualsiasi passato, qualsiasi precedente sorriso. Le ricchezze materiali non sono che un peso, quando l’uomo vi si tuffa con lo sguardo e con la testa dal più alto trampolino, incosciente della profondità della piscina. Perché poi sbatte la testa, e si dimentica di chi gli ha voluto bene, di chi ancora gliene vuole, di chi gliene vorrà sempre nonostante tutto. A volte le ricchezze materiali provocano una solitudine profondissima. Un po’ come quelle informi masse di giovani incollati al cellulare, che gareggiano per l’ultimo modello di iphone, ma dietro gli schermi non fanno altro che cambiare maschera, tutte di cartapesta. L’emblema della banconota che si fa attraente, il flebile teatrino di una società che rischia di essere risucchiata dalle banche, senza la possibilità di un ultimo sorriso. Perché i soldi mangiano vivi, sia chi li possiede, sia chi ardentemente li brama. E ancora nessuno fa caso a quella mamma che abbraccia i suoi figli all’angolo della strada, che pare dir loro che esiste ancora un altro mondo, un mondo libero dalle convenzioni, dalle mode dispendiose, un mondo libero dal Dio Denaro che ci insegue e ci ruba il tempo e i più grandi amori. E’ vero che senza denaro non si vive. Ma il pensiero, quello, un dono immenso che forse soltanto l’uomo usa per volare, il pensiero muore schiacciato dalle esagerazioni, come un ubriaco che non riesce a comporre una frase. L’amore rende liberi. L’amore scioglie le catene di chi è schiavo ad occhi chiusi, schiavo di sé stesso, ma per un istante scorge la luce del sole innanzi a sé, e non può più farne a meno. L’amore non si compra, l’amore non si comanda, ma in petto egli richiede la giusta predisposizione, perché non si accoglie Amore se nella culla dorme già qualche altro dio. E forse dovremmo allora sistemare meglio i caotici scaffali delle nostre priorità, perché si può avere tutto, ma il cuore dell’oceano ci può sempre travolgere.
“Meno possiedi, meno sei posseduto. Più possiedi, più sei posseduto”
(Mikhail Naimy)
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❤️
Verità, tutta verità!
Grazie mille!
Questa sera sto leggendo tutti post che fanno riflettere.
Sarà questo pezzo di luna che si sta nascondendo dietro le nubi, chissà.
Sarà che a volte abbiamo proprio bisogno di risposte e di condividere certi pensieri.
Mi piace l’idea che le priorità siano ficcate alla rinfusa dentro scaffali. Rende benissimo l’idea!
“A volte abbiamo proprio bisogno di risposte e di condividere certi pensieri” mi piace troppo questa frase, è proprio vera e il sunto del senso di tenere un blog per me :))
Esattamente!! Ci capiamo troppo bene!
Questo è proprio anche l’esigenza mia di avere un blog,
“Un luogo non luogo” dove esprimermi e dove trovo persone che magari a distanza di un po di tempo, ti capiscono senza troppe seghe mentali. Scusa la grettezza del termine, ma rende troppo l’idea.
Macché grettezza, è il termine esatto… e tra quelle persone che capiscono ci metto anche la me del futuro che rilegge i vecchi post, e magari trova risposte che ancora cercava