Presenze irritanti 

Persone che ti portano all’esasperazione. Persone che triturano la tua pazienza riducendola a briciole introvabili. Persone che ti inducono a desiderare ardentemente di stare da sola. Esistono. Credetemi. Quelle persone che riescono sempre a dire la cosa sbagliata, lasciandoti con le tue già fragili insicurezze e tante domande. È che forse per queste persone è tutto normale, sentenziare senza filtri nella bocca, parlare come si pensa, lasciando cadere frasi pensati come macigni lungo la strada, e chi se ne importa se qualcuno potrebbe inciamparsi. Ma per me no. Per me non è normale. E non fa che confondermi questo continuo colpo di martello sulle spalle, perché a volte queste persone sono nostre amiche. Nel senso che ci sono, che hanno occupato un posto nella nostra vita, che se non ci fossero ci mancherebbero. E allora tendo a respingere tutto con un sorriso di marmo, con la speranza che il buon senso o l’educazione illuminino queste menti chiuse.

Troppe persone sembrano convinte che il silenzio sia un vuoto da riempire ad ogni costo, anche se non c’è niente di importante da dire

(Nicholas Sparks)

A volte mi chiedo: perché non ho il coraggio di rispondere? Perché è così difficile anche se ho ragione? È che queste persone ti portano oltre l’esasperazione, oltre ogni limite immaginabile. Hanno sempre qualcosa da dirti, sempre l’ultima parola per risponderti e farti tacere, riescono sempre a stuzzicarti nei tuoi punti deboli, a prendere a calci le tue certezze fino ad avvolgerle in un consistente strato di polvere, e non lo so se lo facciano di proposito, se ci sia qualcosa di divertente nella mia faccia mentre ricerco l’autocontrollo che svolazza per non farsi afferrare. 

Stephen Covey disse che “La maggior parte delle persone non ascolta con l’intento di capire. Ascolta con l’intento di rispondere“. Una mitragliatrice di risposte come proiettili. 

Da fuori, forse, sembra che non me ne importi niente. E magari è anche vero, quando ci rido sopra e spalanco le braccia come fossero ali per sentirmi libera di fare qualsiasi cosa. Non mi dà fastidio, perché ormai lo so che non potrò mai vincere in quello scontro di frasi a metà. Non sono la persona che ferisce con le parole, non ho armi, e non le saprei usare. Ma mentre ci rido sopra mi rendo conto che vorrei tanto che i colpi di martello finissero. Ti stordiscono, e non sai più se te ne frega qualcosa o se hai esaurito ogni riserva di sopportazione. Perchè tutte quelle piccole frasi, quegli appunti pungenti e fastidiosi, sono tutti accatastati in un archivio apposito che ora rischia di crollare. E allora diventa più difficile anche ridere. Senti pesare ogni goccia dentro di te, e provi una voglia immensa di mollare tutto e andartene, mandare a quel paese quelle persone così diverse, e un tremendo desiderio di liberarti di tutti i più appuntiti sassolini. Vorresti mettere in piedi quella scena teatrale in cui ti togli ogni sfizio, e nel contempo sfoghi tutto quel materiale represso per buona educazione, vorresti guardare negli occhi ognuna di queste persone e gridare fino a fargli raggiungere sul naso gli schizzi di rabbia, e poi andartene. Ma so che non lo farò, non lo farei mai. Lo immagino, ma poi torno a ridere, perché mi rendo conto che non ne vale la pena. Perchè buttare via un’amicizia così? Per quelle frasi che tanto, lo sai, continueranno a ferire imperterrite, magari colpendo altri talloni d’Achille, ma resteranno pur sempre in vita. A che scopo perdere il controllo, con il rischio di scivolare nella menzogna e nell’ira più cieca? No, è inutile. È inutile anche accatastate tutto in attesa del terremoto che spazzi via il rancore. Si arriva ad un punto in cui bisogna scegliere: capire se siamo davvero pronti a perdonare ogni riferimento cattivo in nome di quella che per noi è un’amicizia, una presenza a cui teniamo. Perchè poi ci sono quei momenti in cui la rabbia passa, e allora stiamo bene. Con noi stessi e con quelle persone. Potrà sembrare un paradosso, ma la scelta, tanto è soltanto nostra. Anche se non è facile, anche se ogni volta ci sentiamo presi in giro, graffiati da quelle unghie così familiari, e di conseguenza inadeguati, perché non riusciamo a lasciar scorrere il fiume, non fa per noi. Proviamo quel senso di rabbia, la voglia di correre, di rompere qualcosa, di ritrovare da qualche parte la voglia di riderci su e di rispondere “Aho,  pazienza”. Quella voglia la trovo in un’amica diversa, ch’è quasi una sorella. 

Se conosci il tuo valore, perché mai ti dovresti preoccupare dell’accettazione o del rifiuto degli altri?

(Osho)

Giusto, son problemi dei presunti altri.

11 pensieri su “Presenze irritanti 

  1. Esistono per decretare la tua distruzione, esistono per portarti all’esasperazione, esistono per deprimerti fino al taglio definitivo. Io credo che queste persone sono consapevoli del loro esistere e del male che arrecano, ma loro ci godono. Oh si che ti credo! Ma certo che esistono! Provate molte volte sulla mia pelle e sulla mia psiche!

  2. Avevo tanti amici, (credevo) uscivo spesso, anche in settimana.. Giusto unaperitivo..
    poi, 5/6 anni fa ‘, non sono stata bene.. e non mi andava più di andare in giro
    .. Li chiamavo per non perdere il contatto anche per scambiare due chiacchiere… Stavo davvero male, ma dopo qualche mese, mi sono accorta che per loro ero un peso.. Li annoiavo.. così ho provato a non telefonare per un po’ di giorni……​Non ho mai più sentito nessuno..
    Mio marito un giorno per caso, incontra una mia (amica), si salutano lei dice : salutami tua moglie..come sta?
    perché me lo chiedi se non te ne frega niente?..
    Vergonati.. ciao

    • È veramente brutto così… è vero Però, ricordo che lessi un’immagine “perché il primo passo non lo fanno mai gli altri?”, è una domanda che rimane senza risposta per me… forse è raro tenere davvero a un rapporto a tal punto da fare di tutto per conservarlo, oppure si dà sempre troppo per scontato

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