Parlando di serie televisive italiane, confesso che la sfida con me è molto dura: raramente finisco di vedere ogni episodio, e ancora più raramente sono episodi frutto di registi italiani. Ci sono rare eccezioni che porto con me, ricordi di serate in famiglia che erano quasi appuntamenti imperdibili, tutti insieme sul divano davanti alla televisione. Tra questi ricordi c’è Veronica Pivetti, nei panni di professoressa e impicciona alla centrale di polizia. Sette stagioni che sono andate in onda dal 2005, e che io non ho ancora finito di vedere. É una serie tv dalla struttura semplice, una professoressa, Camilla Baudino, che vede la sua vita intrecciarsi regolarmente con quella della polizia, del commissario Gaetano Berardi, e degli alunni difficili che di anno in anno entrano nella sua classe. Camilla è un personaggio costruito ad arte, che sa trovarsi sempre nel posto giusto al momento giusto, brillante, affettuosa, delicata, un turbine di energia. È insegnante e lo fa con passione, è madre di Livietta, che le regalerà uno splendido nipotino, è una collaboratrice indiscussa del commissario, anche senza un vero contratto. Cerca sempre il bene e il vero, coniugando la necessità di affrontare entrambi con il giusto tatto. Divide la sua vita tra la casa, la scuola, il commissariato, e le strade delle città in cui vive, Roma e Torino, alla ricerca dei suoi alunni o degli indizi dei casi. Sono affezionata alle prime stagioni, quando ancora lo spettatore deve imparare a conoscere Camilla, ad accettarla come insegnante anticonformista e fuori dal comune, a vederla come ispettrice senza distintivo, ad amarla più del suo cagnolino Potty, attore meraviglioso e cucciolo dolcissimo. Sono affezionata a Livietta in età scolastica, minuta e senza trucco, che giocava con il nipote del commissario Berardi e con Potty, e che sicuramente era destinata a crescere, anno dopo anno, come una bambina compie tredici, quindici, diciotto anni sempre troppo in fretta. Sono affezionata a Gaetano Berardi e a Camilla, al loro indagare insieme lungo strade diverse, che si ricongiungono magari davanti ad un portone, e “Gaetano!” fa lei, “Camilla!” risponde lui. Sono affezionata perfino a Potty, che dal 2005 non ha mai abbandonato la serie, recitando come un maestro con i suoi occhioni neri e i suoi mugolii espressivi. Sono affezionata ai colleghi di Berardi, Torre e la Lucianona, che tra un interrogatorio e l’altro hanno costruito una trama secondaria di ironia, di battibecchi, di scherzi comici senza fine, che ti è impossibile non apprezzare. Dalle prime stagioni, veri e propri gialli con omicidi e assassini, si sviluppa in secondo piano l’intreccio profondo degli affetti familiari, delle relazioni amorose e di amicizia, degli allontanamenti e delle rotture irreparabili, dei perdoni e delle mani tese in aiuto. Camilla corre sempre, da un luogo all’altro, e disfa la matassa di tutte le relazioni complesse, di tutti gli sviluppi psicologici dei personaggi, da sola. È il fulcro incrollabile, il pilastro portante senza cui non esisterebbe niente. Eppure trova anche il tempo per insegnarci qualcosa: ci insegna a non mollare, a trovare il bene delle persone, anche quando sembra impossibile, a credere nel riscatto, nelle seconde possibilità, nel rispetto per gli altri, nel perdono del prossimo. Non è poco. Il cambio di regia infittisce la trama più intima e rosa, dissolvendo in parte quella sua peculiare caratteristica di serie tv poliziesca. È innegabile che l’affezione sia calata, perché uno stravolgimento dell’idea originale lascia sempre interdetto lo spettatore. Ma quando si è veramente legati ad una serie televisiva, non importa il numero di stagioni, il successo che ha avuto, i personaggi che sono cambiati, non importa, perché si avrà sempre la curiosità di sapere che cosa accadrà di nuovo. Camilla sarà sempre la professoressa dei primi episodi, sposata e con una bambina piccola, investita dei problemi di una madre qualunque e delle responsabilità di chi lavora in polizia. Livietta sarà sempre quella bambina lì, senza fidanzati, senza figli, senza la maggiore età o un appartamento a Londra. Torre sarà sempre innamorato della Lucianona ma senza il coraggio per dirglielo, sospesi entrambi in uno sketch comico infinito. E gli omicidi saranno sempre all’ordine del giorno, come guida di ogni episodio e ambientazione dettagliata di ogni stagione.
In sette stagioni i personaggi, gli attori sono cambiati, qualcuno è cresciuto, qualcun altro ha messo su qualche chilo, altri ancora mostrano un paio di capelli bianchi. Ma il bello è proprio questo. Ho seguito Provaci ancora prof! fin dall’inizio, e per me sono oggi come una vecchia famiglia vicina di casa, di cui probabilmente ho dimenticato storia ma con cui progetto il futuro. Gli anni che passano e che si riflettono sullo schermo sono un’altra verità, che nessuno cerca di nascondere e che emerge nella sua totale semplicità artistica. I capelli bianchi rimangono bianchi. I brufoletti sono coperti da un maldestro correttore. I capelli di Veronica Pivetti sono un cespuglio indomabile.
E provaci ancora, parrucchiera!
Direi che mi trovi d’accordo sul fatto che i personaggi di alcune serie diventano come dei famigliari lontani… Con chi segue le mie stesse serie, parliamo delle loro vicissitudini come se fossero effettivamente reali e concrete ^_^ Credo che il bello sia proprio questo. Anno dopo anno poi è bello vederli crescere e cambiare, come accade a noi. Li rende ancora più reali 😉
Però mi dispiace dirlo, ma prediligo le serie straniere a quelle italiane, non so perché…
È una vita che litigo con mia madre su questa cosa. Infatti lei adora tutte le serie italiane e mi da addosso… ma dico io: i gusti sono gusti… o no?
baci
Ma anch’io prediligo quelle straniere, delle italiane mi sono affezionata a poche, e solo perché le vedevo con i miei genitori… Non trovo quella qualità che c’è in altre serie straniere.. Però il Commissario Montalbano regna su tutte 😅
Mia mamma lo adora 😍 e devo ammettere che mi ha fatto appassionare un pochino anche a me 😅
Anch’io l’ho scoperto da mia mamma, e anche lei adora solo serie italiane 😄
Dovremmo farle conoscere chissà, quante cose in comune😍
Esatto, gemelline noi 😅
😍😘
Le serie italiane non si possono guardare, il livello di recitazione è avvilente. Montalbano, è bravissimo lui, gli altri molto meno
Lo so, lo penso anch’io… ci sono affezionata perché da più piccola le vedevo, e quelle che sono andate avanti per varie stagioni me le ricordo 🙂