Non giudicare

Primo di giudicare la mia vita o il mio carattere mettiti le mie scarpe, percorri il cammino che ho percorso io. Vivi il mio dolore, i miei dubbi, le ime risate. Vivi gli anni che ho vissuto io, cadi là dove sono caduto io. E rialzati come ho fatto io

(Luigi Pirandello)

Non lo sai che cosa mi ha portato ad essere ciò che sono, non sai la mia storia, non conosci le persone mi hanno aiutata a scriverla, nel bene e nel male, e vorrei che lo capissi, che non siamo tutti uguali, che non abbiamo tutti la stessa fortuna, la stessa capacità di scegliere, e di liberarci di ciò che ci fa male. Non giudicare, perché il portone nasconde tante strade, tanti corridoi di un labirintico mondo interiore, che tu non puoi capire. Se ho paura, è perché qualcuno mi ha insegnato che il fuoco brucia, penetra nella pelle, come tanti aghi conficcati assieme, me lo ha insegnato con l’esperienza, facendomi provare il dolore che ora ricordo come una passata sensazione, e mi fa tremare, a volte, come un senso di vertigine. Se non voglio parlare, se nascondo una parte di me là dove nessuno riesce ad arrivare, nemmeno con la violenza delle mortificazioni, è perché ho imparato che a volte le cose più preziose ti vengono rubate, strappate di mano come un gioiello d’oro, e ti lasciano con il solo tuo sangue da asciugare mentre le lacrime bagnano invisibili il terreno. Se a volte decido di non combattere, è perché ho paura, e te l’ho già spiegato. A volte le sconfitte bruciano, come cicatrici che tardano a guarire, come sguardi che ti si incollano addosso e non ti lasciano muovere alcun passo, sono sconfitte pesanti come una catena di ferro scagliata sulla schiena, sono sconfitte che ti lasciano dentro un terrore nuovo, di essere talmente fragili che al primo colpo rischi di crollare. E allora forse è meglio non combattere, penso, anche se il tempo passa e si rende necessario, la paura resta, come una nube scura che impedisce di vedere l’orizzonte. Non giudicare, perché non sai che cosa mi spinge, a volte, a cercare qualche certezza in più, qualche risposta che nessuno mi ha mai dato. La solitudine al centro di una piazza, quando sono tutti così apparentemente felici, così completi, ecco, ti scrive nell’anima la tua condizione, facendoti piangere lacrime sudate, deluse, e non ci credi più, è come se tutto ti sembrasse una finzione. Non giudicare se a volte non riesco a fidarmi delle promesse, se ho bisogno di sentire un abbraccio sulla mia pelle, e penetrare con il cuore in quegli sguardi che per me sono così speciali. Forse do troppa importanza alle piccole cose, ai minuscoli dettagli involontari delle persone, in fondo tanti gesti sono come piume che volano nel cielo, sono respiri di cui non ci accorgiamo neppure. Ma non giudicare se io ne ho bisogno. Tu non sai come sono arrivata fino a qui, quante persone mi hanno tradita, usata, delusa nel peggiore dei modi, e quante invece mi hanno raccolto da terra, come un foglio di carta stropicciato, e mi hanno accarezzata permettendomi di crescere ancora. Tu non sai quanto male e quanto bene io abbia visto, non sai se ho mai pianto o pregato Dio di aiutarmi, se mi sono mai arresa davanti ad un nemico, piegando la testa per paura di rimanere schiacciata dal mondo, o se ho mai cercato la mano di mia madre o di mio padre, di un’amica o di un amico, perché da sola sapevo di non farcela. Non sai che mi succede, di aver paura di perdere le persone, di vederle scomparire da un giorno all’altro, senza nemmeno chiedermi scusa per quella partenza tempestiva e inarrestabile. Non sai perché. E allora non giudicare se a volte ti sembro strana, se non riesci a capirmi, perché il manuale d’istruzioni lo concedo solamente a pochi. Non giudicare il modo in cui mi affeziono, non approfittare del mio cedevole sorriso, perché tendo a perdonare tutti per paura di non perdonare nessuno. Credimi se ti dico che non sai quasi niente di me, quando guardi da lontano la mia fretta di vivere, e di trascinare gli altri con me, perché non hai idea del tempo che ho perduto a rincorrere, ed ora che cammino al fianco di qualcuno mi sembra un sogno, ed ho paura che possa finire. Non giudicare questi miei deliri esistenziali, le risate che a volte spezzano il silenzio, perché quella parte irrazionale di me sente il bisogno di spezzarlo, non giudicare le mie passioni, non sai quanto mi hanno salvato dalla tempesta violenta di schiaffi, non giudicare la mia incapacità di guardare negli occhi, perché tendo sempre ad abbassare lo sguardo, è involontario, e non riesco a impedirlo. Non giudicarmi e basta, perché io per te forse non sono nessuno. Non puoi portare le mie scarpe, non puoi percorrere il mio stesso cammino. Ormai è passato tutto, ed io sono così, un romanzo scritto a metà dagli eventi che mi hanno travolta, e da quelli che ho saputo dominare. Tu sei altro. E nessuno è in grado di giudicare nessuno.

18 pensieri su “Non giudicare

  1. Ah se le persone non si fermassero alle apparenze! Ma la vita è di corsa e lo si fa ogni giorno. Io mi sforzo di andare oltre, di capire e dare possibilità al prossimo. Perché è brutto essere giudicati per quello che non si è

  2. E brava la Penny!
    Da far leggere a molte persone.
    Io cerco di capire sempre tutto e tutti e nessuno capisce me, solo una mia cara amica dell’università, la compagna di studio e di giornate. Concedere la chiave di lettura di noi stessi è difficile, ma avviene spontaneamente, è un dono e non tutti riescono a capirlo. Un abbraccio.

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