Un passero riverso sulla schiena
Spaccato dai lavori di una vita tutta in pena
Rinchiuso in una gabbia senza mai poter uscire
Mai fare, mai dire, volare insieme ai sogni sempre chiusi in un cassetto
Coccolato dalle piccole gocce d’amore
Tenuto in vita da un respiratore umano
Era il padrone, innamorato del suo uccello
Preoccupato che la vita non gli fosse troppo dura
Che il sole non bruciasse nei suoi occhi
Che poi non si ferisse nel suo gran peregrinare
Il suo è un ballo proibito
Legato ad una trave
Un livello superiore per gridare all’ingiustizia
Del “troppo vuole, troppo amore”
E il passero ammazzato adesso giace sulla schiena
Con il peso di quei giorni ormai perduti
E le parole che non ha potuto dire
L’egoismo di soffrire
Senza mai poter cercare di capire
Perché in fondo chi non è padrone
Non ha le chiavi in mano di un futuro da tracciare
E i pericoli, che lo possono ammazzare
Perché chi non è padrone ama
E sbaglia
Negli eccessi quotidiani
Perché poi sono due vite che s’intrecciano a spirale
Senza l’altro, l’uno non sa stare.
Nella stanza accanto al letto
Risuonano i singhiozzi di un bambino
Un uccelletto rifiutato dal suo nido
Troppo presto per volare, saltare, correre ai ripari da una vita accelerata
Una carezza sulla testa, e quelle lacrime ovattate
Tutti quanti al capezzale di suo padre
Morto presto, riverso sulla schiena
Forte di quegli anni che ha trascorso da padrone
Il figlio in braccio, con le chiavi per sbagliare
Adesso resta un libro chiuso
Di strade da percorrere alla cieca
In ogni spazio d’ogni dove
Non ci saranno più catene
Più celle in cui rinchiudere una vita appena nata, respirata, sfiorata
Costretta dal timore in una gabbia a sbarre grigie
Per proteggerla da chi ferisce e uccide
Non sarà più quel padrone
Sconfitto da quel cuore a cui aveva rinunciato
Disposto anche a donare tutta intera l’esistenza del suo corpo già formato
Con i sogni piccolini di un bambino trasognato
E in quelle mani salde è poi cresciuta una creatura
Che ora vola, piangendo il suo padrone
E quei rimproveri ribelli di chi non lo capiva
Che questo in fondo è amore, ed è capace di sbagliare
Di confondere un abbraccio con una morsa stretta che ti uccide
Nell’inconsapevolezza che nel mondo si combatte
Ma senza gabbie in cui scappare
Questo è amore, un amore troppo grande per un petto fracassato
Dalle botte di chi figlio del tuo sangue non ti vede come un padre
Ma un padrone carceriere
Come il passero ammazzato, riverso sulla schiena
Ruoli opposti di una stessa triste fine
Perciò dico:
Parlate
Sussurrate il vostro amore fino a scriverlo nel cielo
Spiegate che in amore ci è concesso aver paura
E non capire, ma sempre troppo tardi
Nel riflesso delle lacrime salate
Che bruciano i taglietti sulle labbra per nervoso
Di chi pensa “ho perso tutto”, perché non lo conosceva
Ma là fuori c’è una chiave della gabbia prigioniera
E una polvere fatata, che ogni passero riverso fa volare.
Non c’è amore senza amore
Ha un bel ritmo. 😀
Grazie mille!