Il concerto di Ghali

Che musica ascolti? Un po’ di tutto

Non è vero. Non si può ascoltare tutto, e nemmeno tutto alla stessa maniera. Sono una musicomaniaca, conio per l’occasione questo termine privo di senso, perché se potessi ascolterei musica anche di notte. Ho una curiosità profonda di scoprire nuovi artisti, nuovi per me, ma che possono essere già morti e sepolti da decenni, o dover ancora nascere. È una curiosità a trecentosessanta gradi, che spazia dai vinili degli anni settanta e ottanta al pop commerciale degli anni duemila, dai gruppi rock ai chitarristi acustici, dal country alle hit internazionali. È una curiosità che mi fa fare follie, come comprare il biglietto per il concerto di Ghali a Bologna. Una follia. Non conoscevo che una canzone, “Cara Italia”, perché ha spopolato in ogni radio per mesi interi, e non c’è stato giorno in cui io non abbia maledetto la trap o gli pseudo cantanti con l’autotune. Ma curiosità vuole che io compri il biglietto a trenta euro, e ci vada pure. Il palazzetto è colmo di ragazzini e ragazzine, bambini e bambine, alcuni ancora in età elementare, con le fasce colorate legate in testa e i cellulari alla mano. Sono scimmie impazzite, che si arrampicano sulle transenne alla faccia delle guardie della sicurezza, che urlano con tutto il fiato che hanno, che saltano fino a raggiungere i due metri e mezzo sopra la massa. Bambini e ragazzini sono accompagnati rigorosamente dai genitori, madri e padri pesci fuor d’acqua, in disparte negli angoli, forse a chiedersi che cosa sia la musica di questo strano millennio. Perché i loro figli gridano a squarciagola ogni canzone, sanno a memoria strofe e ritornelli, danzano sensualmente, in barba all’età anagrafica che non significa più niente. A undici anni vanno fieri di applaudire un trapper come Ghali, di cantare insieme a lui Cazzo me ne!, Marijuana!, Quest’erba buona non è un optional! Preferisco i money alla faiga! Io a undici anni sono andata con mia madre al concerto de Il Mondo di Patty, tutto rosa e fiorellini, con le coreografie da musical, gli attori sul palco al naturale, e comunque una profondità dei testi nettamente superiore. La mia curiosità é stata colmata, al concerto di Ghali. O forse ha semplicemente aperto una voragine di interrogativi deprimenti. Le nuove generazioni stanno davvero crescendo con questi ideali? Con questa musica? Con questa mancanza di cultura vera? I loro genitori acconsentono, incrociando le braccia davanti all’orizzonte limitato che i figli mostrano di avere? Non dicono niente, nemmeno se quei figli urlano in un palazzetto parolacce o nomi di droghe? Mi sento vecchia, quando mi lascio andare a certi discorsi. Mi sento una nonna di ottant’anni, che scuote sconsolata la testa guardando il futuro del proprio paese in mano a dei babbei. Avrò qualche anno in più di quei bambini, ma durante il concerto avrei voluto prenderli e portarli via, salvarli da questa deriva, dare loro la possibilità di capire quello che la musica può dare. Ghali è stato divertente. Due orette scarse di ritmo ballabile, con le immagini della guerra in Siria, della povertà o di Berlusconi proiettate sullo schermo, perché nei testi qualche barra portatrice sana di bei messaggi c’è. Tolleranza, libertà, diritti umani, è tutto giusto. Ma c’è un problema, perché il tutto giusto è totalmente oscurato dalla valanga di parole alla rinfusa, dai termini di moda che fanno scalare le classifiche, perché canticchiare Cazzo me ne fa bene allo spirito, ma a dieci anni cazzo me ne di cosa? Dei cartoni animati? Quel poco di buono che esiste nei testi non verrà compreso, non da loro. Io, che sono curiosa, do un senso alla serata cercando un pregio nel trapper del momento. Trovato: non si è incollato alla faccia gli occhiali da sole da spacciatore. Ed è paradossalmente umile, senza i catenacci dorati appesi al collo e pretese d’essere il nuovo De André.

Sono una vecchia acida e monotona, ma in questo genere di musica non trovo quasi niente che meriti di essere salvato. Sì, certo, ci sono i messaggi positivi, di pace, la critica dura al razzismo e alla discriminazione, il continuo rimando al suo essersi costruito da solo, partendo dalla strada. Ma è soltanto un pezzo di una farcitura a più piani, e ciò che salta all’occhio è la mancanza di un nesso logico, o di un impegno sociale che vada oltre le due canzoni meglio scritte. Mi salta all’occhio la responsabilità che personaggi come Ghali hanno, perché muovono masse di ragazzini ancora giovani, che devono ancora scoprire il mondo descritto dal trapper, e che vengono iniziati alle lotte sociali e allo sballo troppo presto. Ma forse sono una vecchia acida, se penso che il messaggio di tolleranza, pace e accoglienza lo cantava anche John Lennon, con “Imagine”. E sapeva parlare al cuore.

Che musica ascolti? Un po’ di tutto tranne il trap

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25 pensieri su “Il concerto di Ghali

  1. Io questi personaggi li definisco col termine di patetici. Dite pure quello che volete ma questo sono.

    La vera musica e i veri cantanti sono tutt’altra pasta rispetto a questa spazzatura modaiola.

      • Già. Purtroppo ‘sto marciume è quello che fa fare più soldi alle etichette discografiche e si diffonde maggiormente tra i ragazzini, che si ritrovano con dei genitori che definire acquile è un eufemismo (in senso non buono) e si stupiscono poi se i loro candidi pargoletti si comportino come degli assatanati in altri luoghi.

        Poi oh, io ho quasi 37 anni, ma non riesco proprio a mandarli giù.

      • Infatti ciò che mi sconvolge di più sono i genitori, impassibili e quasi divertiti durante tutto il concerto… ma dico, non hanno le orecchie?
        Io ne ho 20 e non riesco a mandare giù nemmeno io 😅

      • Ti ammiro sì perché ormai molte cose stanno diventando merce rara, ma tu mi dai una piccola speranza per le attuali generazioni 🙂

  2. Il tuo discorso è giustissimo e visto che sei così giovane c’è da sperare che anche molti ragazzi la pensino come te, anche se credo che tu sia un po’ come una perla rara! 😉

  3. Non so cosa dire. Canzoni che si rivolgono a giovani/giovanissimi ma che contengono parolacce e messaggi per nulla educativi (erba e ribellione, per esempio).
    Tra l’altro è una musica che a me non piace per niente.

      • Mia figlia in realtà apprezza anche musica seria. Se non altro perché l’ho cresciuta con i Beatles, il rock degli anni 70/80, Bruce Springsteen (che è nato il suo stesso giorno) e gli Eagles. Però, nonostante questo, la musica che ascolta sempre sono questi giovani rapper vche io non riesco proprio a digerire

      • E hai fatto bene! Ovviamente risente delle mode del momento, é dura rimanere impassibili, del resto anch’io al concerto ci sono andata 😅

  4. É un problema che si riaffaccia ad ogni generazione. Quando io ero adolescente (nel Paleolitico) esplose il punk e tutti a demonizzare un genere che non voleva altro che rompere con i canoni del passato, con le rockstar acclamate, spiegando che chiunque avesse qualcosa da dire poteva farlo. Fu una vera e propria rivoluzione che ribaltò tantissime regole e diede origine a tutta la musica nuova degli anni a venire. Il problema odierno è che ora interessa solo apparire, avere mille mila visualizzazioni su youtube senza preoccuparsi di ciò che si produce. Certo non è corretto generalizzare, sicuramente qualcuno di serio e “ben intenzionato” c’è, ma se non frequentano i social o i talent giusti difficilmente emergeranno

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