Vale la pena alzarsi all’alba, mentre ancora le strade dormono e la sala colazione ha da poco aperto, se dopo un breve percorso in taxi si giunge all’Alhambra di Granada. L’Alhambra si può considerare una vera e propria città murata risalente al Tre o Quattrocento, con palazzi, torri, botteghe, moschee, scuole. abitazioni, tutto ciò che serviva agli abitanti per vivere. La bellezza del luogo fa sì che le file per entrare siano lunghe chilometri, ma l’aver già acquistato i biglietti da casa ci permette di non attendere che pochi minuti. Nel mentre osserviamo l’alba che illumina di un colore caldo i tetti della città sottostante, come un dipinto a olio su tela.
Abbiamo attraversato salones, palacios, patios, decorati nei più diversi modi e con una storia secolare di utilizzo regio o da parte dei sultani. Non darò le informazioni dettagliate che ho ricavato dalla visita, perché ammetto di non essere la persona che ne ricorda i dettagli: io ricordo gli scorci, le pareti, le vedute, le apparizioni improvvise del sole da una finestra, il riflesso delle facciate nell’acqua delle fontane, i pesci grossi come pugni a nuotarci dentro, le superstiti piastrelle decorate sul muro. Mi lascio trasportare dalla magia del luogo, dai palazzi, dal percorso arzigogolato che sembra farci visitare tanti angoli di una stessa casa. E’ stata una divisa diversa da tutte le visite precedenti. L’Alhambra non è solo un complesso palaziale, è IL complesso palaziale, uno scrigno che contiene le perle più lavorate e preziose; i soffitti più rifiniti, che ricordano cieli stellati o barriere coralline, i giardini più curati, con fiori e piante dai colori vivi e accesi, le colonne più decorate, che sembrano adornate con collane d’oro.
Dopo un percorso interno si giunge agli spazi aperti e ai giardini, che per questione di tempo possiamo solo guardare da lontano lungo la strada d’uscita.
Prima di ripartire ci concediamo un passaggio anche presso la Alcazaba, la zona militare e di sorveglianza della città. E’ un complesso di fondamenta e mura, torri e terrazzi oggi panoramici che un tempo erano stati il cuore della difesa dell’Alhambra.
Dopo una mattinata intensa, partiamo alla volta di Malaga con dei panini al prosciutto iberico nello zaino. Sostiamo in un autogrill per mangiare, e scopriamo che le loro aree di servizio hanno un centinaio di tavolini in cui sedersi e ordinare, dal pranzo completo al caffè, ma avendo un viaggio da completare ci rimettiamo immediatamente in cammino.
Malaga, città sul mare, città molto più turistica e più commerciale, e forse anche un po’ più cara delle precedenti. La strada per arrivare in centro dal nostro albergo costeggia il lungomare, ma è affiancata da un viale a più corsie e da un rettilineo di palazzi cittadini o semplicemente maestosi, magari alberghi, magari ville ricercate. Ma quello che mi colpisce è la cura del luogo, tenuto alla perfezione, pulito, le siepi perfettamente potate, i fiori sbocciati e privi di alcun segno di sofferenza. Sono i fiori più belli e più sani che io abbia mai visto.
Appena arrivati nel centro storico andiamo in cerca della cattedrale, che osserviamo da fuori nella sua grandezza e nella sua mancanza di simmetria per via dei lavori di costruzione mai conclusi. Non entriamo per via dell’ingresso a pagamento un po’ costoso, ma ne percorriamo il perimetro accompagnato da alberi e aiole verdeggianti.
Ci disperdiamo a questo punto per i vicoletti più antichi, variopinti come i viali turistici lungo il mare, e ci imbattiamo per puro caso nel museo Picasso, che interessa tutti ma mio padre e me in particolare. Facciamo la visita completa, ascoltando tutte le tracce dell’audioguida e leggendo tutte le descrizioni delle sue opere, ordinate in base al periodo o all’idea che vi sta alla base, dalla sua giovinezza fino all’ultima sala, le opere della sua longeva vecchiaia. Non sono appassionata d’arte, ma i musei ben fatti mi lasciano sempre una sensazione di gioia, come se avessi raccolto in poche ore tante informazioni incastonate nel mio bagaglio di cultura, per sempre.
Per cena ci fermiamo in un locale di tapas che pullula di gente, poco prima che si formi una fila chilometrica all’ingresso. Ordiniamo delle corcchette assortite, degli spiedini al curry e un hamburger in miniatura al salmone affumicato, tutto squisito. Al momento del conto il cameriere ci riporta una decina di euro di troppo come resto, e nonostante la tentazione restituiamo la banconota e riceviamo ringraziamenti a pioggia. Il buon gesto viene sempre ripagato, e se sai coccolare i tuoi clienti riceverai buoni gesti molto volentieri.
Per tornare in albergo decidiamo di percorrere il lungomare, che al tramonto si colora di rosso e arancione, e che sfuma poi in un azzurro continuativo tra mare e cielo. Si alternano spiagge e locali per mangiare, che preparano qualche falò di fiamme vive all’aria aperta.
Lo sai che questa volta ho avuto l’impressione di trovarmi in nord Africa. Avevi notato queste affinità? Brava❤️
Wow davvero? Non avevo pensato a questa associazione, che belli questi confronti 😍 Aspetta di vedere le foto di tarifa o Gibilterra e vedrai come ti trasportano :))
Grazie aspetto😁💗😘
Mi é sembrato di viaggiare con te
Gran belle foto…
Grazie mille! Era il mio intento 😘
Che fascino l’Alhambra.
Vero!