Forse siamo le sole in grado di capire, non riesco a spiegarmi come funzioni la mente, l’istinto umano, e allora azzardo le mie un poco egoistiche ipotesi, che forse di sbagliato non c’è nulla. Siamo semplicemente diversi. Sensibilità opposte, noi che ci preoccupiamo di non ferire gli altri, e gli altri che si preoccupano di non sporcarsi le scarpe di terra. Priorità, noi che pensiamo sempre agli altri, e gli altri che pensano a sé stessi. Eppure mi stupisco sempre, perché perfino chi pensiamo di conoscere riesce a farci del male, è colpa delle aspettative, della sciocca tendenza a credere che le persone non possano cambiare. A volte mi convinco che è soltanto questione di momenti, “era l’istante sbagliato”, mi dico, me lo ripeto all’infinito, come se non vi fosse più niente di giusto. Forse dovrei solo imparare a guardare la realtà in faccia, e rinunciare alle battaglie perse, e a quelle che so che non sarei in grado di combattere, ma tutto questo fa più male di una frase tagliente, di un brusco commento, di un paio di spalle voltate. E’ brutto quando ti rendi conto che sono quasi tutti uguali, stessi atteggiamenti, stessi toni di voce, stesse parole, stessa capacità di ingannare e ferire. Quasi tutti, e sono una folla enorme, che fa rabbia e fa paura. Non li distingui più l’uno dall’altro, il solo loro impegno si concentra nell’essere uniformi, identici, gemelli. E’ come se involontariamente si formasse un esercito contro cui noi pochi, forse, non abbiamo il coraggio di combattere. Perché siamo quelli buoni e un po’ coglioni che si siedono nell’ombra sperando che la sensibilità, l’amore, l’amicizia non siano perle da cercare nell’oceano.