Doveva essere una spensierata pausa dagli studi, quattro giorni di distacco dall’umanità conosciuta, di pausa dai volti noti. Eravamo in tre, le tre amiche di sempre, con le nostre tre valigie e l’entusiasmo a manetta. Eppure, vedete, le lezioni s’imparano solo vivendo: e noi abbiamo imparato che chi ha la sfiga tatuata addosso, non se ne libera nemmeno con quattro improvvisi giorni di vacanza, nemmeno fino a Barcellona.
Nell’ordine, il pacifico viaggio di tre studentesse ha ricevuto un indeterminato numero di sfighe:
- Il nostro aereo, che doveva aprirci le porte già alle otto del mattino, non si è presentato prima di mezzogiorno, inviando messaggi e mail confidenziali quando già i passeggeri vagavano, con i bagagli in mano, da un tabellone all’altro, fissando sconsolati il ritardo che aumentava. “Siamo spiacenti, purtroppo non è possibile partire in orario”. Ma dai! Non me n’ero accorta! La colpa? Un passeggero che si é sentito male, e che ha permesso di dirottare legalmente il volo intero fino a Nizza, atteso a braccia aperte da medici e ambulanze.
- Il bagno dell’aeroporto era una camera a gas, urticante e asfissiante, con quella puzza che ti si impregna nei vestiti e per la proprietà transitiva nella stessa lavatrice, nelle tubature, nell’acqua potabile. Qualche bestia di Satana aveva evacuato, senza nemmeno centrare il buco del water, e abbandonando uno strato liquido di escrementi a portata di naso e di svenimento immediato.
- L’aereo è arrivato. Un aereo con temperatura interna intorno ai cinque gradi, e un getto irrefrenabile di aria gelida puntata dritta sul coppino. Come se non bastasse, una turbolenza disumana mi ha tolto la terra da sotto i piedi per qualche eterno secondo, facendomi giurare che avrei baciato il pavimento appena scesa dal volo.
- Dall’aeroporto, siamo salite su un taxi. Il tassista non parlava inglese, non capiva il nostro spagnolo, non sapeva leggere l’indirizzo dal cellulare, anzi ha letteralmente fatto rimbalzare lo stesso per terra, e Dio solo sa perché gli spagnoli debbano chiamare due strade con lo stesso nome, ai due poli opposti della città. Il tassista aveva un cinquanta per cento di possibilità di indovinare la destinazione giusta. Ha sbagliato. E così abbiamo circumnavigato Barcellona, con un tassista schizofrenico e senza un pollice, che tamburellava sul volante evidente preda di un tic nervoso.
- Il nostro primo giorno a Barcellona, e piove. No, non piove, diluvia. E diluvia storto, con quell’acqua che scavalca l’ombrello precariamente aperto, ti bagna gli occhiali e ti scioglie il trucco. Fa talmente freddo che mi devo infilare una canottiera, una maglietta, una felpa e la giacca, pentita di non aver portato con me nemmeno una sciarpa. Sembra novembre inoltrato.
- Avevamo già programmato la nostra cena economica alla Boqueria, il mercato e il paradiso dello Street food. Illuse. Era domenica, e la Boqueria la domenica è chiusa.
- Avevamo programmato di assistere, una sera, agli spettacoli di luce della fontana di Montjuïc, peccato che fossero in programma per ogni giovedì, venerdì e sabato. Noi siamo state a Barcellona domenica, lunedì, martedì e mercoledì.
- Il WiFi dell’albergo non ha mai funzionato. O meglio, ha funzionato a metà, divertendosi a rallentare e morire durante le nostre pause stese sul letto.
- La finestra del bagno era grande quanto un oblò, e composta da due pannelli che si reggevano in equilibrio per un miracolo divino. Da trattare con cautela.
- Il lunedì abbiamo preso la metro, e… da quale lato della strada dovremmo scendere? Avevamo il cinquanta per cento di possibilità di indovinare, e invece siamo scese dalla parte sbagliata, siamo uscite, siamo state rifiutate dalle macchinette dell’altro lato della strada, e siamo state costrette ad aspettare un quarto d’ora davanti a queste, che non si decidevano a obliterarci i biglietti.
- Avventure con il cibo: nell’ordine abbiamo ordinato un latte macchiato che di fatto era un cappuccino senza schiuma, un’insalata che é stata servita senza olio, ma con una salsa definita aceto che aveva il colore di sangue coagulato, un succo alla papaya che sapeva di sciroppo per la tosse scaduto, un melone avariato, delle fragole incrostate di terra, un fritto misto molliccio che pareva bollito. Per porvi rimedio, una sera ci siamo sedute in un localino sulla strada, di quelli con le sedie di plastica e gli aghi di pino piantati nel sedere: quattro euro per una lattina di acqua da 33 centilitri e sei euro per un piattino di patatas bravas che parevano quelle dei quattro salti in padella, senza contare il rimprovero del cameriere “Non siete a casa vostra, qui si mangia! Dovete ordinare di più!”.
- In cerca di souvenir, ci siamo imbattute in due generi di negozietti pakistani: il primo gestito da un maniaco sessuale, che ti mangiava con lo sguardo e ti seguiva nel tuo aggirarti tra gli scaffali; e il secondo, con un insistente venditore che ti illustrava ogni tazzina e piattino e ditale decorato, offendendosi ad ogni tuo no sempre educato.
- Decidiamo di spostarci sulle ramblas, dove un numero spropositato di bancarelle vende delle carinissime calamite, a forma di vasetto e con una pianta grassa al suo interno. Ne oltrepassiamo alcune, ci fermiamo alla bancarella che ci ispira, e compriamo tutte in massa una decina di piantine. Dopo un’ora ci accorgiamo che erano gli unici vasetti senza la calamita.
- Al ritorno decidiamo di raggiungere l’aeroporto in treno. E sarebbe stata una mossa intelligente, se non fosse che il treno ci ha abbandonate al nostro destino davanti al terminal 2, a mezz’ora dalla partenza del volo, e se non fosse che ci siamo fatte di corsa quasi mezza struttura, per poi accorgerci che il nostro doveva essere il terminal 1. Abbiamo corso di nuovo chiedendo disperatamente aiuto, e dopo una signora che ci ha evitate quasi chiedessimo l’elemosina, un tizio in divisa che ha indicato un punto imprecisato del soffitto, una donna che ci ha risposto con “Giù”, abbiamo trovato un autobus diretto al terminal corretto. Avevamo un quarto d’ora soltanto, altrimenti avremmo perso l’aereo. Al controllo di sicurezza, il metal detector s’illumina al mio passaggio, mi fermano come fossi una criminale, mi fanno mettere da parte la valigia, mi fissano senza aprirla nonostante mostrassi impaziente l’orario del mio volo, e alla fine mi rilasciano senza cauzione e fortunatamente senza danni alla valigia. Corriamo come non abbiamo mai corso prima, con la valigia che traballa, la giacca che mi finisce sotto le scarpe, i pantaloni che mi cadono e forse mostrano le mutande, ed io sento i polmoni collassare metro dopo metro. Ma l’aereo era in ritardo, e con il sudore di una maratona olimpionica addosso ci mettiamo in fila, davanti al Gate ancora chiuso.
Sane e salve, siamo tornate a Bologna.
Scusa ma ho riso di gusto
E mi fa piacere! Era il mio intento 😊
Che ridere penny….Non è carino da dire ma ai tempi fui colpita dalla tua stessa sfiga
Macché non è carino, anzi mi sollevi il morale! Allora non esiste una sola nuvola di Fantozzi ma più di una! 😅
Alla grande…io avevo cieli di piombo altro che nuvoletta di Fantozzi
Hahaha! Nuvoletta evoluta 😅
cosmica credo
Come ti capisco 🙂 Almeno ricordando, ci facciamo delle grasse risate 🙂
Assolutamente! E anche durante 😁
Mister Bean era sicuramente insieme a voi…
Molto probabile… e non gli ho nemmeno chiesto l’autografo 😅
Anche io sono una pessima persona e ho sorriso nel leggere le tue disavventure!
Io l’anno scorso sono andata da sola in Scozia per la prima volta e il secondo giorno sono uscita dalla carreggiata con la macchina a noleggio. Ho dovuto pagare più di 500 sterline di danni e la macchina è stata portata via con il carro attrezzi. Non ti dico quante lacrime che ho versato! Avevo speso quasi tutto il budget della vacanza ahah però ho deciso di non abbattermi e alla fine è stata una vacanza bellissima, anche se ho mangiato i panini del supermercato per una settimana!
Mamma mia anche la tua però é bella pesante! Io penso che sarei andata in panico al momento di valutare i danni alla macchina, ma mi sarei adeguata in fretta ai panini del supermercato 😅
Diciamo che ero tranquilla fino a quando il tizio del noleggio non mi ha detto quanto dovevo pagare 😂😂 poi sono scoppiata a piangere davanti a lui! il resto della vacanza sono andata in autobus, almeno non rischiavo di fare altri danni 🤣
Ma non ti ha fatto nemmeno sconti davanti alle lacrime?? Non ci sono più gli uomini di una volta 😂
🤣🤣🤣
Cavolo, mi hai fatto venir il fiatone…Cribbio, Penny.
😘
Hahaha non dirlo a me! Forse forse devo ancora riprendermi dalla corsa 😂
😂😂😍
Mi spiace per voi, ma mi sono rinfrancata che non capitano solo a me le disavventue 😉
Anche io, meno male!
Bellissimo articolo troppo divertente
Grazie mille! 😘
Tanti cari auguri, Buon compleanno! 🙂
Grazie di cuore! Ti sei ricordata! 😘
Mi si è bloccata la mandibola a furia di ridere.
Grande, ci sono riuscita allora! 😁
Che viaggio rilassante! 😅😂😂😂
Vero?? Me lo invidi eh? 😂
Uaaah no grazie!! xDD
Hai elencato quasi tutte le mie fobie da viaggio e in generale xD
Ah benissimo 😂 ti confermo che si sopravvive allora!
Ahah menomale 😂😂😂😅
Un giorno riderete anche voi (come noi ora) di questa vacanza!
Assolutamente! Già ridiamo 😁