Abbiamo deciso di partire, di fuggire per un paio di giorni da questo mese insensato, vuoto, invernale. Abbiamo deciso di salire in Trentino, da S. che ci vive. Partirò con tre ragazzi e nessuna ragazza, saremo noi a convivere, sotto lo stesso tetto, io nel matrimoniale, loro nella stanza per quattro, sarà la prima volta per me senza amiche, senza qualcuna che mi comprenda nei miei possibili deliri femminili. Saranno due giorni, un pomeriggio e una mattina, un totale di nemmeno settantadue ore. Ed io non scio da quattro anni, da quella gita scolastica a Sestola in cui ho imparato a scendere a spazzaneve. Lo ammetto, non sarebbe dovuta andare così. Niente sarebbe dovuto andare così. Non saremmo dovuti essere soltanto noi. Non sarei dovuta essere la principiante di turno a rischio caduta. Non avrebbe dovuto esserci una sola macchina per tutti, perché non ci stiamo. Non avrei dovuto accettare di prendere il treno, perché i miei genitori non si fidano degli altri. Saremmo stati io e lui, sulla stessa auto, sui sedili anteriori, con la musica, l’autostrada e la neve. Forse mi faccio prendere dall’ansia, la stessa ansia che i miei genitori hanno da quando gliel’ho detto: mamma, papà, andiamo a sciare. Ho mentito su tanti dettagli, sulla mia certezza che S. verrà sempre con noi, su S. che abita a Folgaria, su G. che non sa sciare, esattamente come me. Non so perché l’ho fatto, a loro ho sempre detto quasi tutto, e non ho mai inventato niente, ho soltanto omesso, a volte, qualche pezzo di storia. Ma sapevo che non mi avrebbero lasciata partire. Ho costruito una vacanza un po’ diversa, ma non ce l’ho fatta a ingannarli sui mezzi di trasporto. Andrò in treno, con la speranza che un giorno l’occasione si ripresenti, per noi due, di sedere in autostrada sui sedili anteriori con la musica e il panorama. Sì, a volte mi chiedo che cosa ci sia che non va, e per quale motivo questi due giorni in montagna siano sembrati loro la fine del mondo, una catastrofe naturale che preannuncia la mia scomparsa. Mi sono chiesta che cosa ci sia di così difficile da accettare, e perché, se lo hanno capito dai miei occhi, perché mi abbiano impedito di viaggiare su quell’auto. La risposta è che hanno paura. Come ho avuto paura io, dopo aver prenotato. È una cosa nuova per tutti, e non è facile da accettare. Io sono una ragazza, ho diciannove anni, una voglia immensa di evadere dalle mie mura, di viaggiare, di fare esperienze nuove, ma i miei genitori, che mi amano come se fossi la loro vita, loro cercano di proteggermi dal mondo, perché al mondo ci sono tante trappole. È che non ci capiamo. So che avranno paura sempre, per me, e che mia madre avrà sempre la pretesa di controllare la mia valigia, e che mio padre mi riempirà di raccomandazioni in caso di maltempo, so che non saranno mai del tutto felici vedendomi andare via. Ma è la mia strada. Che sia un treno, un’auto, il mare o la montagna, ragazzi o ragazze o una classe eterogenea. Mi dispiace dover mentire, perché ci tengo, a tutti, lo giuro. Ma forse è anche giusto così. Non voglio fermarmi adesso, salutare con la mano un’occasione per stare assieme, per condividere, per conoscerci un po’ di più. Sarò l’unica ragazza di casa. E allora? Mi servirà più acqua calda per la doccia. Tutto qui. Vorrei solo che mamma e papà non avessero tutta questa paura, vorrei che ritrovassero, nel mio lasciare la stanza vuota, la passione di un tempo, la capacità di farsi forza, la felicità per avermi fatta crescere così. Lo so che non è facile, per nessun genitore. Ma questi tre giorni in montagna significano tanto, e mi riportano a quant’ero felice a Sestola, a sciare con quella persona accanto, e penso a quanto potrò essere felice, forse, con un’altra persona accanto, sempre speciale. Partirò, e nessuno potrà fermarmi. Sarà soltanto la brama di una fuga, la curiosità nei suoi confronti, o il bisogno di cambiare paesaggio, eppure sono felice. Sono totalmente felice. E da felice di niente, tornerò poi a casa, a riabbracciare due adulti col batticuore per me, e a dimostrare loro che non sono più una bambina, né più un’adolescente, né una grande ragazzina: sono in grado di sopravvivere fuori casa. Con soli amici maschi. A sciare, quando conosco solo lo spazzaneve. Sotto il maltempo. E dicendo stupide innocenti bugie.
Serve tempo anche a loro, non avrei mai pensato di poterlo capire un giorno ed invece è proprio così… e così oggi che ancora non è il mio momento mi riguardo indietro e tutto quello che una volta mi faceva nascere un enorme rabbia oggi diventa un misto di tenerezza e tristezza… perchè ieri non solo non lo avevo capito ma non mi ero mai nemmeno avvicinato a farlo…. tu sei un passo avanti…
Mi rendo conto che non è facile per nessuno, ed io lo capisco forse soltanto dopo, quando mi fermo a pensare accantonando le reazioni istintive… ma fa parte dei nostri ruoli di figli e di genitori, credo che l’importante sia non forzare la mano, da entrambe le parti… io sono fortunata 🙂
Buon viaggiooooooooo
Grazie mille! 😘
Concordo con Erik… penso che, salvo in qualche caso, per i genitori un figlio valga mille volte più della propria vita. Capisco i tuoi genitori, ma è giusto che tu faccia le tue esperienze e, nel limite, tiri anche le tue facciate. È così che si cresce, dicono. Sono fortunati ad avere una figlia che, nonostante la differenza di età e di generazione, capisca le loro preoccupazioni😊❤
Grazie di cuore del commento! Credo anch’io sia giusto lasciar prendere ai figli qualche colpo in faccia, non può che insegnare e rafforzare :)) Siamo fortunati entrambi, come famiglia, e a volte certo lamento la mancanza d’indipendenza, ma meno male che i miei genitori non fanno parte di quelli che non chiedono ai figli nemmeno dove vadano… 🙂
Sei una Donna…loro ti vedranno sempre come la loro bambina. Lp so perchè sono papà di due bimbe. Una di 6 e ci sta, l’altra di 14 che vedo come una bimba e che già mi nasconde le cose. È la vita. Anche i tuoi alla tua età avranno omesso tante cose ai loro genitori. Divertiti e da papà ti dico sii prudente 🙂
Credo anch’io, sarò sempre la loro bambina e in un certo senso non mi dispiace esserlo, essere la forza che li tiene uniti e forti ogni giorno… Ti ringrazio del commento di cuore! Sarò prudente certamente 🤗
Bene!
Il loro amore si trova proprio nel lasciarti andare…
Divertiti, cara Penny!
Come t’invidio☺️♥️♥️♥️
E hai ragione 😉
Grazie mille! Condividerò questa esperienza appena torno :))
Ok!
Ci conto💪🏻😉
La Pennyna al freddo 😅😅😅😻🤝
Speriamo di no 😅
👌👌👌👌🤙
Io quando mio figlio è andato in gita scolastica in 3° media per una settimana in Francia ero agitatissimo.
Però, non male! Io non ricordo gite di più di un giorno, ma quando sono andata in scambio a Budapest per 10 giorni, in terza superiore, è stata una novità per tutti 😁
vai e divertiti…. ma da mamma ti dico….stai attenta…
goditii questi giorni
Grazie! Lo farò 😘
“… ma i miei genitori che mi amano come se fossi la loro vita”.
Togli il come se fossi. Lo sei.
Capisco la loro voglia di proteggerti ma tu hai diritto a scoprire il mondo. Abbracciali forte quando torni. A me, da mamma, basterebbe questo.
Hai ragione :)) è bello e strano leggere tanti commenti di genitori, fa capire molto… lo farò 😊