Nuovo Tag! Nuovo giochino da interpretare a modo mio! Sono stata nominata da lex89, che ringrazio di cuore per aver pensato a me, e già che ci sono un grazie anche a Messy streets per aver ideato questo Tag sul finir di stagione.
Le regole semplicissime sono precisamente:
- Citare il blog che ha creato il Tag
- Raccontare quali sono i nostri dieci capi che non devono mancare nel nostro armadio e se vogliamo possiamo illustrare tutto con delle foto fatte da noi oppure reperite in web
- Invitare a partecipare dieci bloggers
Sono stata in dubbio se rendere questo Tag qualcosa di paradossale, andando a frugare nel doppio fondo dei miei cassetti per trovare reperti archeologici ammuffiti, o se rispondere seriamente riflettendo sulle mie abitudini vestiarie. Ancora non lo so. Fisso i cassetti aperti e le ante spalancate, e ciò che mi salta all’occhio è un top rosso, con una fantasia etnica, di un tessuto simile alla plastica delle tovagliette da colazione, comprato a tre euro e qualche spicciolo durante i saldi. L’ho cercato per anni, e l’ho trovato per caso, guardandomi attorno senza ispirazione, con lo sguardo perso. L’ho preso per caso, una taglia a caso, l’unica che c’era: la mia. L’ho comprato per finire la carta regalo dell’anno prima. Me ne sono innamorata dopo. Sono passata dal “To’, un top rosso“, al più entusiasta e fanatico “GUAIACHIROVINAILMIOTOPROSSOETNICOCHEHAUNTESSUTOFRAGILE!“. Rimanendo in tema estivo, i pantaloncini corti di jeans non possono mancare, e in particolare difendo dalla lavatrice-mangiatessuti due paia di essi, che stanno sopravvivendo da due anni a questa parte: in effetti sono i soli che ho. Proseguendo, noto una felpa nera. Due parole che insieme sono musica per le mie orecchie. Adoro le felpe, perché le puoi togliere e mettere a ripetizione, a seconda della temperatura ballerina che solitamente mi prende in giro nei locali pubblici. E adoro il nero, ma chi mi conosce lo sa bene: nero snellisce, nero è sexy, nero si abbina con qualsiasi cosa, nero non ha sesso, nero si può anche macchiare senza che ti prendano per scema, nero viene in pace. Apro il cassetto sottostante, e trovo la mia pila di jeans, il mio indumento per eccellenza dell’inverno. Chiari, scuri, grigi, neri, strappati, con le zip, senza zip, vado matta per i jeans attillati, quelli che ti risucchiano le gambe come delle ventose, ma ti fanno un fisico da modella di Victoria Secret. Altro indumento fondamentale: un maglione. Sarà che mia madre è sempre stata dipendente dalla lana, sarà che mia nonna ne produceva in serie e mi riempiva l’armadio, sarà che fino ai quattordici anni almeno un maglione all’anno dovevo comprarlo, tant’è. Un maglione scollato, morbido, di quelli senza piumini molesti o grumi di lana invisibili, un maglione di quelli che non prudono. A questo punto decido di dare un’occhiata all’armadio a muro dietro di me. Ma certo! La camicia bianca! Non da uomo, sia chiaro. Si tratta di una camicia bianca secolare di Sisley, costata fior di quattrini, semplice ed elegante, la mia ancora di salvezza per la maggior parte degli aperitivi invernali. E prego sempre che l’usura non la ingiallisca. Alzo lo sguardo, e appeso tra una miriade di giacchette minuscole taglia sei anni noto il mio amore, la mia giacca di pelle nera imbiancata da non so quale processo chimico, ma che ogni anno a ottobre torno ad indossare. La mia prima e unica giacca di pelle, comprata perché andava di moda e perché una persona importante ne aveva una simile, oggi me ne frego di sembrare una motociclista: è sempre e comunque il mio amore. Di nero, di nero… In effetti il mio armadio è perennemente in lutto, perennemente in veste da funerale. Ma faccio fatica a non comprare cose nere. I leggings, per esempio. Ma ve li immaginate rosa shocking? Verde semaforo? Violetto lavanda? Se non siete eretici, daltonici, o esageratamente alternativi per vivere sulla Terra, certo che no. I leggings del mio armadio sono neri, tutti, dal primo all’ultimo. Tutti uguali. Identici. Comprati tutti assieme, in un pacco famiglia. Altri acquisti in serie sono i calzini, che contendo ripetutamente con mio padre. Sono i semplicissimi calzettini bianchi Pompea, nonstrappanonstringenonstressa, che raccolgo dal più grigio al meno grigio, perché le scarpe a quanto pare macchiano e la lavatrice non lava. A settimane alterne rubo a mio padre i calzettini nuovi, e gli rifilo le ciofeche bucate. E’ una guerra che vinco per forza. Li indosso in qualsiasi stagione, a costo di sudare come se avessi i piedi in un forno, o di rischiare un principio di congelamento con conseguente amputazione. Li indosso con qualsiasi scarpe, che siano le morbide e impercettibili Converse all star, che siano le più rinforzate e quindi apprezzate da Madre Vans old school, o che siano gli anfibi di cemento armato Doctor martens. Sempre e comunque calzettini Pompea. Ultimo indumento fondamentale? Beh, potrei rispondere le mutande, o essendo donna un reggiseno, ma escludo da questa lista tutti quei capi essenziali senza i quali non potremmo uscire di casa. Così, ultimo mio maipiùsenza, è la sciarpa. Ne ho circa una decina, di ogni tessuto, a partire dalla kefiah viola, modello terrorista, comprata anch’essa quando andava di moda. Del freddo apprezzo soltanto la possibilità di uscire con la sciarpa. E vi assicuro che mi riempie la giornata, si impregna del mio pfofumo rilasciandolo senza mietere vittime, nasconde il collo che altrimenti sembrerebbe troppo vuoto per la mia allergia alle collane, e da ultimo completa l’outfit alla perfezione.
Questi i miei dieci capi a cui non posso rinunciare, senza tralasciare ovviamente il reparto borse, il reparto scarpe, il reparto biancheria intima, il reparto pigiamoni pelosi e i calzettoni da film-divano-e-cioccolata-calda. Ho un armadio grande, sì. E probabilmente, se volessi, saprebbe espandersi a dismisura. Ma preferisco buttare la roba vecchia e disfatta, i pantaloni a zampa di elefante, i lupetti, le cinture che non si chiudono più, i calzettoni al ginocchio con le righe, e chi più ne ha più ne metta. Sono favorevole alle pulizie di primavera, purché ogni vuoto lasciato venga riempito in tempi brevi.
Nelle nomine, lo sapete, sono una frana. E come frana risolvo i miei problemi: i primi dieci che leggono e apprezzano con la stellina questo post, si sentano i miei nominati di oggi. E buon divertimento, tra scheletri e vestiti negli armadi!
Ciao 🙂
Dovrei commentare dicendo “adoro tutti i capi che hai scelto! Che Risposte fantastiche…! ” Da pseudo fashion blogger quale DOVREI essere. Ma in realtà non posso fare a meno di dirti “adoro il tuo stile, il tuo modo di esprimerti e la cura con cui scegli le parole” . È tutto così scorrevole, divertente e personale che vorresti non finisse… come un bel libro.
Inoltre, tornando al senso del tag, io vivrei di felpe, maglioni e sciarpe fino all’esaurirsi del tempo.
Quindi chapeau!
Son proprio felice che sia stata nominata nel mio tag, ho un nuovo blog da stalkerare 🙂
Buona domenica!
Elis
https://messystreets.wordpress.com
Ehi ciao! Grazie mille, sei gentilissima! Io stalkero volentieri il tuo blog, e sono lieta di accoglierti nel mio :))
Ussignur e adesso? 🤔
Eh adesso adesso… tocca alla tua lista 😆😆
👍 la compilerò 😃 grazie!
E io la leggerò 😆
“Del freddo apprezzo solo le sciarpe”. Mi sentivo una bella mosca bianca a preferire il caldo XD
Io adoro il caldo, certo non da forno… il freddo mi intristisce 🙄
Anch’io. A me piace un sacco vestirmi con i pantaloncini, le gonne e le magliette a maniche corte… ma soffro così tanto il freddo che appena si abbassa la temperatura posso dire addio ai miei vestiti estivi
Io oggi sono uscita in maglione, fai tu 😂
io sarei dovuta uscire… ma poi la cosa che dovevo fare fuori l’ho fatta a casa e niente, sono rimasta con la felpona XD
Io sono il contrario, a casa ancora conservo le maniche corte hahah!
a casa mia fa un po’ più freddo che fuori xD
Aaaaah eeeeccoo 😅