I risultati vanno raccolti così 

Penso che alcuni voti siano stati ingiusti, altri esagerati, altri ancora forse onesti, in quel freddo pezzo di carta affisso in bacheca. Ci sono stati voti di cui mi sono stupita, e sono rimasta a riflettere. Ci sono stati voti che mi aspettavo. Ci sono stati voti che nemmeno ho letto, perché non me ne fregava niente. 

C’è stato l’85 di un’amica importante, meritato, lei che ha sempre avuto la fortuna al suo fianco, lei che scrive, come me, lei che il prossimo anno studierà lettere, lei che ha tante passioni e così tanti interessi che a volte la sento distante anni luce da me, anche se le voglio un bene enorme.

C’è stato il suo voto, quel 61 risicato, che ho letto di sfuggita e non è più uscito dalla testa, non è giusto, no. Ci ho pensato tanto, e tra tutti quei numeri é quello che forse ha sbagliato di più. Perché non é mai stata un genio, non è mai stata la prima, ma l’impegno ce lo ha sempre messo. Ma questa volta forse nessuno lo ha notato.

Il primo 100 che ho letto era di quel ragazzo, quello che in qualche modo ha sempre brillato, un po’ per fortuna, un po’ per carattere, un po’ per il suo cervello intuitivo che i professori premiavano. Un prevedibile risultato, anche se non ho mai apprezzato i geni per natura. 

Poi c’è il suo 100, quello di cui sono sempre stata convinta, anche quando sedevo dietro di lei, al suo orale. Uno spettacolo. È stato bello, davvero, bello perché era come una discussione tra amici, domande e risposte si susseguivano come fossero le battute di un copione. Meritava quel 100, lo meritava forse più di tutti.

Ci sono quei 70 impensabili, e mi domando come sia stato possibile. C’è il 65 politico, che un po’ lo vuoi, un po’ lo rinneghi. C’è l’87 del più timido della classe, quello che passa sempre inosservato, sempre, tranne oggi.

E infine ci sono io. Io che scorro le righe per cercare il mio nome. Io che ho il terrore di sbagliare a leggere. Già sorrido, e non so perché. 

Mi sarebbe andato bene qualsiasi voto, lo avevo promesso a me stessa, perché un numero, che cosa vuole dire un numero? Mi ero promessa di non rimanerci male se in quella riga avessi letto soltanto due cifre. Ma dentro di me ci speravo, ci speravo da quando erano usciti i risultati degli scritti.

100.

Un 100 che luccica di nero. Un 100 che conclude con una strana euforia il mio viaggio da liceale. Sono matura? Sono matura. Più o meno. È un 100 che non credevo avrei mai potuto raggiungere. Un 100 che nasconde giornate passate sui libri senza riuscire a concentrarmi, e un po’ leggevo, un po’ giocavo con le matite, un po’ suonavo qualche accordo con la chitarra, un po’ mi perdevo a guardare fuori dalla finestra, ecco, dietro quel 100 c’è tutto questo. E ci sono cinque anni di scuola, cinque anni bellissimi, nonostante i momenti più difficili o le delusioni più dure. 

100.

Sono tutti orgogliosi, tutti felici, tutti in famiglia mi scrivono, e avrei forse voluto che mi scrivesse qualcun altro, ma lo capisco, non posso pretendere. Sono felice anch’io. Forse sono quella che si scrive più di tutti. Mi dico che io sono lì, dietro quel 100, con i miei strani metodi di studio, con le mie paure prima di parlare in pubblico, con la mia sicurezza che aumenta con il tempo. Ci sono io con la mia storia, durata cinque anni, io che spesso ho pensato di non essere all’altezza, me ne vado così. Con un 100 silenzioso, perché odio vantarmi. A chi mi chiedeva “Allora questo 100?”, io non sapevo cosa dire. Invece avevano ragione loro.

100.

100 grazie a chi c’è stato, perché in fondo è stato anche merito loro. 100 grazie a chi è venuto, il giorno dell’orale, alle otto del mattino, tutti seduti dietro di me ad ascoltarmi. 100 grazie a quei professori che hanno avuto fiducia, che mi hanno accompagnata fino agli esami, e che in un modo o nell’altro mi hanno fatta sentire più serena. Grazie anche a chi non c’era, perché in questi anni mi hanno lasciato qualcosa di importante. Grazie al mio liceo, non mi sento di aggiungere altro, anche se a volte ho desiderato che prendesse fuoco, anche se l’ho criticato, detestato, insultato, anche se in certi giorni avrei voluto scappare. Il liceo non si dimentica. E lo lascio così, con un 100 che porto dentro, nascosto sotto la pelle da abbronzare, con la voglia di cominciare un nuovo cammino.

Ho soltanto voglia di partire. Destinazione Zante, il mio viaggio di maturità. 

44 pensieri su “I risultati vanno raccolti così 

  1. Congratulazioni! Se mi posso permettere, aggiungo che 100 grazie vanno anche a te stessa perché hai saputo affrontare quest’esperienza nel migliore dei modi. Goditi la tua estate❣️

  2. Cavolo, avrei vinto la scommessa!!
    È una meritata conferma di quello che hai fatto e che puoi fare.
    Abbi sempre fiducia in te. Vai avanti, come hai sempre fatto.
    Spero che conserverai la tua umiltà e la tua voglia di continuare a scrivere.
    Ti abbraccio forte, Penny😘😘😘

  3. Complimenti Penny/G sei stata bravissima.
    Una volta i voti pieni li mettevano sul giornale, due anni fa è capitato anche a un mio cugino uscito anch’egli con 100, capiterà anche a te?

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