Prima prova. Tutti nell’atrio, con cinquanta gradi e un vento bollente, i professori che ci passano davanti impassibili, e corrono a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra. Iniziano a chiamare le classi. E dove vuoi che siamo noi, se non all’ultimo piano? Sei rampe di scale, con le gambe che si sfaldano, i polmoni che rotolano tra i gradini, il sudore che scende fin dentro le mutande. Ho deciso per l’occasione di portare con me il vocabolario dei sinonimi, della grandezza di un neonato, pesante come il piombo, ed un minuscolo vocabolario di italiano degli anni Sessanta, per fare scena. Ebbene, qualcuno grida che il dizionario dei sinonimi non si può usare. Bene! Si parte così. Può solo migliorare. Ci vengono consegnate le tracce, e sulla prima pagina, dove avrei voluto leggere a caratteri cubitali “Pirandello”, salta fuori un tal Caproni, che mi ricorda Sgarbi indemoniato “CAPRA! CAPRA! CAPRA!”. Sì, CAPRONI! Ma chi diavolo è questo Caproni? “Versicoli quasi ecologici”. Ma che è, le istruzioni per la raccolta differenziata? Passo alle tracce successive. Saggio breve o articolo di giornale. Partiamo con Leopardi, una bella iniezione di gioia di vivere, per proseguire con Pascoli, Montale, Foscolo, e chi se li ricorda più: la natura tra minaccia e idillio nell’arte e nella letteratura. Non male, se non fosse che di arte ne so quanto un cieco. Pessima battuta. In ogni caso scelgo questa traccia, e mi butto sulle mie sterminate conoscenze di letteratura italiana. Perchè? Perché le tracce successive m’avevano fatto girare la testa. La robotica nel lavoro, la ricostruzione delle città terremotate, il tema storico di cui puntualmente leggo soltanto il titolo, perché io e la storia siamo due nemici in aperto conflitto, e l’ultimo tema, la traccia di ordine generale: definire il progresso. Troppo ampia, troppo apparentemente noiosa per i miei gusti. Così cerco di richiamare nella testa quelle conoscenze appassite di letteratura, e comincio a riempire le colonne. A due dalla fine mi blocco. Inizio a scrivere per poi cancellare, a ripetizione, come una catena di montaggio e smontaggio. Consegno dopo cinque ore e quattro fogli protocollo usati. Esco devastata, mi sembrava di aver scavato in miniera.
Seconda prova. La situazione si fa drammatica. Riempio il reggiseno di formule, rigorosamente avvolte nello scotch perché non sbiadiscano. Mi autoconvinco di potercela fare, e quasi quasi ci riesco, davvero. Le mie certezze crollano nell’esatto istante in cui mi arriva tra le mani la prova. Una bicicletta dalle ruote quadrate. MA LÌ MORTACCI TUA MA VA A MORÌ AMMAZZATO TE, LA TUA BICI E LE TUE DANNATE RUOTE QUADRATE, CHE NON TE MOVI DI UN CENTIMETRO MANCO SE TI SPINGE IL CARRATTREZZI. Qualcuno lo ha definito “problema divertente”, testuali parole. Ma divertente dove?! Che se prima odiavo la bicicletta, da oggi non ci salgo nemmeno sotto tortura. Sfogliando le pagine, mi sale un’isteria fulminante che quasi ribalto il banco, i fogli, e la bicicletta dalle ruote quadrate, ma riesco finalmente a calmarmi quando risolvo il primo quesito. Il primo di cinque quesiti iniziati e abbandonati. Ma la cosa importante è cominciare. Riesco anche a comunicare con qualcuno, ma anziché ottenere delle risposte, ricevo in faccia delle domande, e mi ritrovo a suggerire, io, che alla simulazione d’esame avevo preso un bel 3 tondo tondo. Forse anche la terra sta cambiando forma? Sta diventando quadrata? Resto per quasi tutte le sei ore, ma in fondo ci siamo tutti, non ha consegnato praticamente nessuno. Perchè? Perché siamo incapaci. Colpa del professore. Anche. C’è addirittura chi ha consegnato qualche riga, e soltanto fogli bianchi. C’è chi ha improvvisato appena tre quesiti. Chi ha copiato cose di cui non saprebbe dare una spiegazione. E il professore, dicevano che avrebbe aiutato, che come minimo avrebbe risposto alle domande, ma la sola cosa produttiva che gli ho visto fare è stato prendere le ordinazioni del bar. E poi spariva, chissà dove, con il cellulare sempre attaccato all’orecchio. Due volte l’ho chiamato. “Non so se sia giusto. Resta il fatto che non è elegante”. Deve forse, il quesito, andare a ballare questa sera? “Come si risolve questo? Ah! Ti ricordi quella lezione che ho fatto dopo la fine della scuola?? No! Perché ti ho vista andare via!”. E ride. Ma io dico. Potrò avere anche altro da fare nella mia vita privata? Deve rinfacciarmi le mie assenze proprio il giorno dell’esame? Che poi, assenze da cosa? La scuola era già finita. Chiusa. Scomparsa dalla mia testa. Consegno il compito insieme ad una folla di gente arresa, distrutta, pallida in volto, sporca di penna sul naso, stremati come dopo una settimana senza chiudere occhio. E qualcuno comincia a bestemmiare il professore.
Alla terza prova partiamo male. Nel senso che ci ammassiamo davanti all’ingresso con trentacinque gradi alle otto del mattino, e con i gomiti difendiamo il nostro posto in prima linea. Il risultato? Dimenticati da tutti, per tre quarti d’ora ci sventoliamo con i fogli che troviamo in giro, in attesa di salire al terzo piano. Dopo una corsa esagerata mi ritrovo catapultata in fondo al corridoio, per la terza ed ultima volta accanto alla mia migliore amica, una spalla, una sorella. Le materie erano quelle previste, e dopo un weekend trascorso sui libri, dopo aver raccolto tutto il coraggio e tutta la sicurezza possibile, ho riempito il foglio al meglio e il più rapidamente possibile: Marx, Popper, Schopenhauer, DNA, Tettonica a placche, Benzene, Dickens, detective novels, acceleratori di particelle e trasformatori. Questo é quanto.
Continua…
Mi hai fatto ricordare i miei esami….un incubo proprio stavo con la Valeriano a go go e caffè a mille
E pensare che a me sembrava al massimo un sogno strano 😀
Non farmi pensare al Quintiliano che m’ha fatto lo sgambetto in latino…
Quasi come le ruote quadrate allora 😅
Ci vai molto vicina: Quintiliano latino è assai simile alla bici dalle ruote quadrate…
A parte che tu eri già matura anche prima, ma sarai sicuramente supermatura! 😉
Lusingata! 😆
ansia e stress nelle loro forme peggiori, eppure sei riuscita a strapparmi anche qualche risata oltre a ricordare passate tensioni,Un bacione!
Mi fa piacere! Forse è nel mio sangue, in effetti il mio voleva essere solo un ricordo, ma far ridere è sempre bello :))
Dai, ne uscirai soddisfatta 😁 Anche io volevo Pirandello, al massimo Svevo. Ed è uscito Calvino
Beh avrei tollerato anche Calvino, dico la verità.. ho letto molto di Calvino 😀
Tornando indietro leggerei di più 😀
Vedrai andrà tutto bene!
Mio figlio Andrea ha finito!
Alleluia. Ma matematica lo ha incastrato. Da sempre sua terribile nemica. Lui ha fatto la prima prova sul progresso. È andato benissimo. Buona quella di diritto. Ma l’ultima gli ha abbassato la media.
Incrocio le dita per te, cara Penny😘
Grande! Sa già il risultato finale?
Le incrocio anche io, e domani vi aggiorno tutti :))
È passato con 73.
Ottimo, non male :))
Più che un’incubo, una comica…
Scommetto che è andato tutto bene.
A proposito, il nome Caproni mi ricorda una fabbrica di aerei, che ci fosse anche un poeta con quel nome e che scrivesse versicoli…
Non male la fabbrica di aerei, magari a scrivere poesie si inizia da lì, poi si diventa caproni 😅
Lavoravo in uno studio situato in tale Villa Caproni.
Good luck
Ahia! Io lo avrei abolito dal curriculum 😂
Si’ sei matura 🙂
Grazie! Per la fiducia 😘
Cavolo, i foglietti nel reggiseno! E come pensavi di estrarli se ti fossi trovata tra i primi banchi?
Comunque, io dopo anni ricordo ancora perfettamente la mia maturità, ben diversa da quella attuale (chiedi ai tuoi genitori). Però la ricordo volentieri, anche perché sono riuscito a dare il meglio di me stesso.
Non li ho usati i foglietti, troppa paura e in ogni caso erano solo per sicurezza mia… ma in caso di emergenza sarei andata in bagno per tirarli fuori 😆
Durante la prima prova ho avuto le tue stesse reazioni e anche io alla fine ho scelto la traccia artistico letteraria😉
Che bello ripensarci ora che è tutto finito!
Eh si! E pensare che già adesso inizio a dimenticare i primi momenti 😅 Passa così in fretta…
Le emozioni non le dimenticheremo😉