Vedo i miei occhi fissi contro i miei. Sono davanti allo specchio. Eddai. So che ce la fai. Puoi farcela. È un esame come un altro. Sei pronta. Lo sento. Lo percepisco. E poi, porca miseria, aspettavi questo giorno! Non vedevi l’ora di fare questo esame! Non ti lascerai mica vincere dalla sfiga? Certo, è potente, è un uragano di Fantozzi, altro che nuvola. Però. C’è sempre il però. C’è sempre la possibilità di trovarsi nell’occhio del ciclone, circondata dalla possibile distruzione del mondo… ma sotto il sole. Pace. Pace! Ecco cosa devo trovare. La tranquillità. Non ci vuole molto. Devo solo infilarmi una flebo di camomilla e fiori di Bach. Cosa vuoi che sia. Poi, voglio dire, è un esame, ne ho già fatti di esami, ne farò presto altri di esami, la vita stessa è tutto un esame, perfino il mio gatto mi esamina quando apro le scatolette. Siamo sempre sotto esame, sotto lo sguardo attento di qualche Grande Fratello che ci vuole giudicare. E qui lo conosco pure, so di chi sono gli occhi, so che cosa devo fare per superare ‘sto maledetto esame. Il problema è l’ansia. Ed io sono sempre stata migliore amica dell’ansia. Ci confidiamo. Stringiamo i giuramenti col mignolino. Come fare a dirle di non presentarsi proprio, al mio esame? Chiudo gli occhi. Ce la fai. Ce la fai. Ce la fai. Lo sai fare. Lo hai sempre fatto. Ci hai messo l’anima, ci hai messo una betoniera di sudore, ci hai messo tutto l’impegno possibile. Il traguardo é lì. Cazzo, si vede, è lì. Vedi il suo colore, anche senza occhiali. Che ci vuole? Hai la palla tra i piedi e devi infilarla in porta. È un tocco. Sì, lo so, è l’esempio sbagliato, a calcio sei sempre stata negata. Ma è sempre meglio che parlare di basket. Hai capito il concetto o no?! Puoi farcela. È un esame di un quarto d’ora, venti minuti, mezz’ora al massimo. Non si muore. Non finisce il mondo. Al massimo ti bocciano, e lo rifai. MA NO! Non ti bocceranno, perché tu ce la farai. Hai troppi motivi per volerlo. Pensa a quante persone aspettano che tu scriva loro “Promossa”, quante persone che aspettano di sfruttarti come taxi gratuito, quante persone che stanno scrivendo da gennaio una lista di destinazioni. Vuoi deluderle? Vuoi deludere chi ci crede? Anche più di te? E tuo padre che dice che sei bravissima, che non sbagli niente, che non c’è una sola cosa che tu in macchina non sappia fare? E tua madre, che prende tutto con filosofia mentre tu stai qui a torturati i genitali che non hai? Nessuno sta pensando al tuo esame. Smettila. Ce la farai. Devi solo salire sull’auto, partire, non fate cazzate, tornare, firmare qualche foglio, sborsare qualche banconota, ed è fatta. È difficile? Ti sembra difficile? E allora, per la miseria, ti vuoi calmare?! In fondo quante persone conosci che hanno già preso la patente? E quante ti hanno raccontato che “É solo una cavolata”? Solo perché avrai l’esaminatore frustrato, brontolone e pignolo, non vuol dire che sia la fine. Devi giocartela. Come una partita tra una squadra di serie A ed una di serie C. Puoi sapere come andrà a finire? No. I miracoli ci sono. E se non ci credi, va’ ad accendere un cero in chiesa. Prega, se ti fa sentire meglio. Sfogati. Urla. Urla che hai una dannata paura di fallire, perché nessuno ti ha mai insegnato a perdere. Dì che sai fare tutto, che il problema è solamente l’ansia. Sai guidare. Te lo hanno già detto tutti, potrebbero farci un murales, potrebbe scendere lo Spirito Santo e riunire gli apostoli come testimoni. Sai guidare. E mica cambia, durante l’esame. La macchina è quella, le dimensioni sono quelle, i pedali sono quelli, il volante è quello. Devi solo fare quello che hai sempre fatto. Togliendo le cazzate. Io ci credo. Salirai su quella macchina con due polmoni accartocciati e il cuore fermo, la strada ti sembrerà un fiume tortuoso, la macchina un carro armato, e tu, però, combatti. Sei un soldato. In missione. E in missione devi lottare, sputare sangue, stringere i pugni, altrimenti rimarrai sempre allo stesso punto di partenza. Lo so che sai di cosa io stia parlando. È che non mi fido tanto di te. Se ad un certo punto arriva l’ansia, la voglia di scappare via, di non aver mai cominciato questo esame… So che mi mangerei le mani fino ai polsi, e poi fino ai gomiti, fino alle clavicole. Ricordi cosa ha detto Francesca? “La patente te la meriti”. E vattela a prendere, questa patente! Corri! Con il petto in fuori, corri! Prendi ‘sta patente con i denti, se vuoi, però prendila. Può essere tua o può sfuggirti di mano. Dipende da una goccia. Da un dettaglio. Non so fare previsioni, ma so che puoi farcela. Hai tutte le capacità per farcela. Eddai, ma ti vedi allo specchio? Hai la faccia di chi al volante si trova bene. Chi quando si sente solo prende l’auto e guida senza una meta. Lo so che muori dalla voglia di farlo. E allora pensaci, e deciditi: devi parlare con l’ansia, devi convincerla a restare a casa. Te la caverai. Anche meglio. E poi le racconterai tutto più avanti, ma l’importante è che durante questo esame non ci deve essere niente. Soltanto tu, la strada e la macchina. Mi raccomando. Sei forte, più di quanto tu creda. E se hai paura, grida forte, corri, prendi a pugni il cuscino, ma non mangiarla mai: la paura ti rimane sullo stomaco, e non la digerisci più. Credo in te. Sai guidare. Sai guidare. Sai guidare. Me lo ripeto. Sai guidare. Ansia, vaffanculo!
Francesca, ho fatto come dicevi di fare. Ho esagerato?
Continua…
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Storie di come ho preso la Penny 😀
Vieni di là appena puoi 😀