Sarà il mio ultimo primo giorno di scuola. L’ultimo. L’ultimo così, per sempre. Per l’ultima volta ci si troverà sulle gradinate davanti all’ingresso, a respirare l’odore di sigaretta che pare quasi un profumo, lì, in mezzo a tutte quelle presenze note e agli amici più cari, compagni dell’estate. L’ultima sensazione di un nuovo inizio, con le stesse persone, gli stessi sguardi, le stesse voci, ma tutti un po’ cambiati, perché in fondo sono passati tre mesi. L’ultima volta in cui ci guarderemo scrutandoci dentro, come per capire che cosa sia mutato da allora, e le emozioni degli altri, se sono davvero come le nostre. E forse proverò quella strana eccitazione quando, nell’atrio, suonerà l’ultima prima campanella, e schiacciata dalla scuola intera mi farò spazio con le braccia respirando nel caldo i profumi diversi di tutti quei compagni. Il primo giorno di scuola non fai nemmeno caso a che cosa sia cambiato tra quelle mura, forse non fai caso a niente, sali le scale come un automa senza nemmeno cercare la classe, segui il fiume umano e ti ritrovi seduto ad un banco, senza sapere come tu ci sia arrivato. Sarà l’ultima corsa per catturare i posti migliori, quelli dell’ultima fila, sempre nascosti, una corsa di pochi secondi, l’ultimo ingresso in aula con una pazza euforia in corpo, e qualche zaino vuoto che sfiora il soffitto e atterra contro la finestra. La mia classe. La mia classe è questa, quella mandria che il primo giorno di scuola aspetta il suono della campanella quasi fosse una gara olimpica, e per tutto il resto dell’anno è sempre l’ultima ad entrare, trascinata dai bidelli e dalle minacce. Ultima occasione. Per correre, per lanciare lo zaino, per gridare, perché tanto è solo il primo giorno, è ancora estate, è ancora tempo di non pensare a niente. E mi guarderò intorno, per l’ultima volta come in un paese straniero ma già visto, cercherò quelle persone, quelle che non vedevo da tre mesi, e ci scambieremo dei sorrisi strani, falsi, ma nel più profondo del cuore sinceri, sbirciando il diario che sarà più di moda, perché io lo compro sempre all’ultimo momento. Non lo so perché mi viene da ridere, durante il primo giorno di scuola. Sarà che mi sembra tutto terribilmente nuovo in quei primi momenti. Probabilmente lotterò con il desiderio di alzarmi e vagare per i corridoi ancora affollati e le macchinette automatiche stranamente deserte, ma resterò a guardare gli ultimi spruzzi di quella guerra per i banchi dell’ultima fila, ridendo quasi fosse un film, perché in fondo, sì, mi sono mancati. Tutti. E pensare che sarà l’ultima volta… Sarà sempre un’ultima volta, ogni giorno che passa si aggiungerà alla lista di tutto ciò che non tornerà mai indietro, ogni campanella scandirà il tempo che, trascorso, ci avrà rubato un’altra giornata. Sarà tutto così incontrastabile, inesorabile, fatale. L’ultimo anno di liceo. Chissà quanti di questi volti scompariranno dalla mia vita, quanti ne ricorderò, quanti desidererò rivedere tra un paio d’anni, ma ne avrò dimenticato il nome. Mi rendo conto che è l’ultimo per davvero. Ogni giorno con loro sarà un conto alla rovescia. E dire che sembra ieri quando per la prima volta sono entrata in classe, e per me non c’era che un posto in prima fila, contro quel muro gelido che con lo sguardo annebbiato avrei voluto mi abbracciasse. Quante cose sono successe, quante ne sono cambiate da allora! Amiche divenute sorelle, amicizie dissolte, ricordi indelebili, le interrogazioni memorabili, i professori pazzi, i bidelli, i pomeriggio passati a copiare le versioni di latino, le verifiche di matematica tragicomiche, le foto di classe, le gite, gli addii. E l’ultimo anno. Devo ancora viverlo, e già ha il sapore della malinconia. È che il tempo è passato troppo in fretta. E non ho idea di cosa accadrà dopo, di me, di tutti gli altri. È il mio ultimo primo giorno di scuola, e a dirlo mi si drizzano i peli. Quando è successo? Quand’è che siamo cresciuti, che abbiamo iniziato a compiere diciotto anni, a uscire anche di sera, a comprare le sigarette con la tessera del babbo, a fidanzarci parlando di amore vero, quand’è successo che questi anni sono volati via, come piume leggere, senza concedermi nemmeno il tempo di rendermene conto? Davvero, non lo so. E nello stesso tempo ho paura. Paura perché sarà l’anno più lungo, quello degli esami, e l’ultimo giorno di scuola potremo solo dirci “Arrivederci”, con la certezza che intanto è finito tutto, in un battito di ciglia, ma non c’è nemmeno il tempo per piangere. Ho la sensazione che sarà un anno speciale. Unico. Come se non fosse più lo stesso liceo. E se ci penso adesso, non lo so come andrà a finire, non so nemmeno quando, non lo sa nessuno, perché c’è chi gli esami se li porta dietro fino a metà luglio. Ma per ora, c’è solo il primo giorno di scuola. L’ultimo, dal sapore di presa in giro, perché dura soltanto tre ore, ma quelle poche ore bastano per accorgersi che tutto sembra uguale a giugno scorso, solo, gli occhi cercano dalla parte sbagliata, e la lavagna è pulita, i cestini vuoti, tutti abbronzati, zaini e borse ancora un inutile accessorio. Ma il secondo giorno di scuola sarà diverso. È durante il secondo giorno di scuola che ci si rende conto di tutto. Che è settembre, che bisogna studiare, che è l’ultimo anno, che la patente, l’università, gli esami, è tutto così a portata di mano da non lasciare scampo. Il primo giorno di scuola è un sogno, il secondo è la verità. E in questo 2016 li vivrò per l’ultima volta. Sono curiosa, sono felice, non so se sono pronta, penso di sì, devo esserlo. Devo essere pronta a immergermi come fosse una meravigliosa piscina, perché tra un anno, forse, so che mi mancherà. È l’anno dei conti alla rovescia, degli ultimi momenti, le ultime risate tutti assieme, le ultime copiate di massa in faccia ai professori, gli ultimi ritardi, le ultime fughe strategiche, le ultime assemblee di classe in cui guardare i film di nascosto, le ultime ore buche per far impazzire i supplenti, gli ultimi intervalli passati in cortile, anche con la neve, sì, è l’ultimo anno di liceo. Il quinto. Quello che cinque anni fa sembrava irraggiungibile e mostruoso. E invece in tre balzi siamo arrivati a stringerci la mano.
A inizio post hai scritto “primo ultimo giorno di scuola” 😛
È voluto, sarà per l’ultima volta il primo giorno di scuola 😉
Appunto: “ultimo primo giorno” è diverso da “primo ultimo giorno” 😛
Ops, hai ragione! Ho corretto, grazie! 😀
L’emozione del primo ultimo giorno…ehm, dell’ultimo primo giorno 😀
Colpa dell’emozione! 😅
Dai cucciola..poi ti arriveranno tanti primi giorni di un sacco di cose
E ci saranno mille avventure…
Oh si, di questo ne sono certa 😉 Grazie! :))
😉
Sono momenti che non dimenticherai mai. Assaporali, gustali fino in fondo: è vero ciò che hai scritto, ti mancheranno ma li ricorderai con gioia se ben vissuti in sana complicità con compagni e professori. Detto da una ex prof 😉 perché anche noi non scordiamo le belle classi e le belle persone.
Per augurarti buon ultimo anno ti dedico un brano che mi commuove e risveglia sempre in me momenti della mia adolescenza liceale
In bocca al lupo! 🙂
Primula
Ti ringrazio di cuore, è bello leggere anche i commenti dall’altra parte della cattedra 😉 Mi piace il brano, e farò tesoro dei tuoi consigli :))
Scusa il ritardo ma il tuo commento era per errore finito in Spam
Buona fortuna! E goditi questo ultimo anno!
Passa davvero in fretta
Ah, mi hai fatto ricordare anche il mio ultimo primo giorno di scuola e mi sono emozionata di nuovo … quindi grazie! ☺
Grazie a te, davvero! Ha un sapore speciale, in effetti… mi godrò volentieri l’ultimo anno 😉
Un abbraccio!
Ho come la sensazione che rivivrò molti dei momenti, migliori e peggiori, del mio ultimo anno attraverso le tue parole 😉 Un abbraccio anche a te!
Se mi seguirai mi sa proprio di sì, inserisco molto di ciò che vivo nel blog 😉
Ricordo anch’io la folle corsa per trovare il posto migliore ed il lancio dello zaino. Ed anche gli accordi per avere come compagno di banco il tuo migliore amico, anche se qualche volta gli abbinamenti non erano quelli sperati.
È vero… anzi quasi mai gli abbinamenti erano quelli giusti, forse soltanto un anno 😀