“In ogni vita ci sono amicizie che non possiamo tradire”
(Amir, dal film “Il cacciatore di aquiloni”)
Non è possibile classificare le amicizie in base all’importanza. Ma spesso non servono prove per capire che un’amicizia è il dono più bello che potessimo ricevere. Non è solo avere qualcuno con cui parlare, è condividere, confidarsi, consolarsi, farsi forza, divertirsi. Un’amicizia è qualcosa di insostituibile. Questo è il messaggio che Amir, nel film “Il cacciatore di aquiloni”, ci vuole trasmettere. Un film incentrato su un’amicizia, che non è posta al centro dell’attenzione, è un’amicizia nascosta ma protagonista. Accade molte volte, nella vita, di dimenticare o dare per scontato un amico, e per questo non ci preoccupiamo di coltivare quel rapporto che ci lega, lasciamo che si curi da solo, ignorando che da solo non può vivere. Cresciamo sin da piccoli abituati ad essere tutti amici e felici, ci illudiamo che tutti siano disposti a credere alla bella favoletta del “per sempre felici e contenti”, perchè in fondo i bambini sono così, i bambini se ne fregano se porti gli occhiali, se sei nero o bianco, se sei alto o basso, magro o grasso. I bambini, in certe questioni, dovrebbero insegnare alle persone adulte e mature. Ci sono amicizie dei tempi dell’asilo che sono maturate con il tempo, ed anche adesso, dopo anni, resistono e forse sono addirittura più forti. Poi vengono le amicizie dei tempi del liceo, quelle di adesso, dico. Amicizie del sabato sera, di quelle nate tra i cicchetti e le bocce di vodka, amicizie dei banchi di scuola, amicizie a volte di interesse, di quei finti sorrisi amici, di quelle spalle voltate, amicizie delle prese in giro, delle esclusioni, degli insulti, insulti che ci paiono innocui, che non pensiamo possano ferire qualcuno, amicizie basate sull’aspetto fisico e sull’abbigliamento, dove se non rientri nella categoria stabilita puoi considerarti espulso, amicizie false, amicizie fragili, pronte a spezzarsi alla minima difficoltà, amicizie di bugie e verità nascoste, amicizie dove la sincerità fa sempre male, dove è difficile essere sè stessi, dove c’è da chiedersi se sia tutta apparenza o meno. Le amicizie del liceo possono esistere o sembrare, e forse è destino che le cose inizino a cambiare proprio in quegli anni. Ma si assiste a vere e proprie guerre interiori, guerre di parole lanciate al vento, e lasciate libere di circolare, guerre contro ragazzi come noi, come tutti, ragazzi che ci appaiono diversi solo perchè abbiamo paura di conoscerli realmente, guerre che a volte portano a delle disgrazie, e allora sì che diciamo di essere dispiaciuti. Viviamo in anni dove il consumismo non ha freno, e dove una morte in più o in meno non ci fa effetto, mentre l’ultimo modello di cellulare diventa la nostra ragion di vita. Sono anni difficili per tutti. Vediamo al telegiornale ragazzi minorenni con una pistola in mano fare stragi, vediamo ragazzi giovanissimi assumere droghe e rovinare la propria vita senza che nessuno intervenga, vediamo ragazzine quindicenni gettarsi dal balcone perchè “l’aveva detto l’amica”. Ma non sono queste le amicizie vere di cui parla Amir nel film. Queste non sono definibili, sono solo momenti di delirio, di infermità mentale. Sono illusioni, che ci portano a credere in una realtà che non esiste, per colpa di qualche poveretto che approfitta delle debolezze degli altri per “divertirsi”, senza pensare alle conseguenze, anzi, senza pensare e basta. Si arriva a conseguenze inaccettabili, in anni dove dicono che il progresso ha fatto degli enormi passi avanti. Eppure, quando tutti questi passi avanti ancora non c’erano, le ragazze non morivano ancora minorenni perchè non erano quello che la società diceva di volere, le ragazze, allora, a quell’età pensavano al futuro, alla propria vita, a piacersi, non a piacere. Forse è proprio questo quello che manca nelle amicizie di oggi: il senso di un’amicizia non sta nell’aver qualcuno con cui passare il tempo libero, ma nell’aver qualcuno con cui condividere il tempo libero. Manca il coraggio di vivere per un amico, manca la voglia di rinunciare a qualcosa per qualcuno, manca la sensibilità di capire quando è il momento di stare in silenzio, perchè il silenzio non è “il problema dei timidi”, ma una forma di parola, una parola che vale molto più di una frase buttata lì. Come poter dire che un’amicizia è davvero sincera? Dipende da come la vediamo, da quanto la conosciamo, da quanto a fondo riusciamo a scavare. Non ci sono criteri per capire se è tutto reale e sincero. E anche se ci fossero, non sarei io a doverlo scrivere qui. L’esperienza ci dà forza, e la forza sta alla base della nostra vita. E anche se magari dover riconoscere che un’amicizia non è altro che pura invenzione fa male, ogni cosa tornerà al suo posto, col tempo e col coraggio.
E chiedo scusa se non mi sono limitata a commentare le parole citate all’inizio, ma, come sapete, discorso porta discorso, e via via il testo prende una forma sempre nuova, riga dopo riga, e si affrontano argomenti che arrivano alla mente mentre scriviamo. C’è chi lo chiama “andare fuori tema”, ma chi lo stabilisce il tema, se non chi legge? Credo che spendere ulteriori parole su esperienze stupende come quelle dell’amicizia di cui parla Amir, amicizie vere, reali, quelle uniche e invincibili, sia inutile, e forse stancante. Ma ci sono problemi che vanno affrontati, che la gente finge di non vedere, ma che io vedo, e che vorrei, sul serio, poter eliminare. Alla fine, il significato di questo post non l’ha dato il testo riportato in cima, e in un certo senso è bello vedere come le cose possano cambiare solo grazie alle esperienze personali. Sono certa che un’altra persona avrebbe diretto il discorso in maniera diversa, e così chiunque lo legga e ci rifletta, ma il bello sta nel diverso, e il diverso non è una debolezza, ma una forza. Impariamolo, e abbiamo il coraggio di difendere la nostra diversità.